domenica 3 luglio 2011

Nota al libro "39 Carte" di Pierubaldo Bartolucci

Nota
al libro
39 Carte
di
Pierubaldo Bartolucci


La silloge prende il titolo da una poesia simbolo che rivela il solco lasciato dalla vita, seppur sorretto da un lampo di speranza: “Intingo le dita / nel docile flusso / dei giorni.../ Il solco dei tagli / sul rame e lo zinco / riscopre lo spazio, / violato per sbaglio.../ le ore / s’incollano, soffici / e vago sapendo / d’avere un’ultima / carta... vincente”. Una silloge che si dipana su un tessuto poetico metaforico e simbolico, dove: Ciliege, Fuga, Maga rossa, La danza, Le cose perdute, i tanti titoli non sono che vibrazioni di un’anima ora rivolta a ripescare innesti di memoria, ora a indagare profeticamente su un mondo di bellezza, di mistero, e infinito in cerca di una soluzione ai quesiti che tanto tormentano il fatto di esistere.

                 E proprio la lirica di chiusura Solstizio d’inverno simboleggia un cammino dove l’acacia smarrita, la rugiada, la voglia, la fiaba, brandelli spariti di gioia non sono che tappe verso un inverno che non conosce pietà: “ ... e gela / anche il cuore; / corteccia leggera / di nebbia avvolge / i ricordi e l’occhio / si ferma del sole: / aspetta il perdono”.

L’Appendice fotografica, originale e vissuta, è degno ausilio iconografico, oggettivazione visiva di tanti stati d’animo che nell’opera  affondano il dito nella piaga del tempo.


Nazario Pardini
           12/ottobre/2002

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