domenica 8 luglio 2012

N. Pardini "Frammenti d'oltresera"

         
Frammenti d’oltresera
Da Baudelaire, Rimbaud, Verlaine                                                              
liberamente tradotti
                                         

  


BAUDELAIRE




Reversibilità       

Angelo pieno di felicità
di gioia e di luci, Davide morente
vigore avrebbe chiesto alle evasioni
del tuo corpo incantato; ma da te,
Angelo, imploro le sole preghiere,
Angelo pieno di felicità,
da te pieno di gioia e di splendore.




  
Elevazione

Felici quelli che possono con ala forte,
alle spalle le noie e tutti i vasti veleni
che opprimono col peso dell’esistenza ogni sorte
d’immagine celeste, avventurarsi sereni!

E quelli i cui pensieri verso i cieli come allodole
s’impennano con slanci e si librano ai mattini
e quegli che si leva sopra la vita e suole
capire cose mute e asfodeli e gelsomini!





Nebbie e piogge

Fini d’autunno, inverni, primavere zeppe di fango,
io vi amo e vi lodo, addormentatrici stagioni,
poiché così affogate il mio cuore ed il mio cervello
in un sudario fumido, in un vago sepolcro.




  
Armonia della sera

Tenero cuore che odia il nulla vasto pece,
di una splendida storia ogni vestigia accumula!
Il sole si è affogato nel suo sangue che coagula.....
Il tuo ricordo in me come ostensorio luce!



  

Il nemico

Ecco ho raggiunto ormai l’autunno dei pensieri
e devo adoperare il badile e i rastrelli
per riconsolidare i miei inondati averi
dove l’acqua scava buche grandi come avelli.





La morte degli amanti

Letti pieni dei più leggeri odori,
divani fondi, avremo, come avelli,
e sulle mensole i più strani fiori
schiusi per noi sotto i cieli più belli.





La fiaccola vivente

Begli occhi che incantate,
voi splendete del mistico lucore
dei ceri accesi meridiani; il sole
affoca, ma non lede quella fiamma
fantastica; essi celebran la morte,
voi cantate il Risveglio; ed incedete,
cantando il risveglio dell’anima mia,
astri che alcun sole può offuscare! 





I lamenti di un Icaro

Invano ho voluto indagare
il fine e il cuore degli spazi;
non so sotto che lembi riarsi
l’ala mi si va a spezzare;

e adusto dall’amor del Bello
non avrò l’onore sublime
di dar nome all’abisso, fine
ultimo a servirmi d’avello.
  




RIMBAUD





Il battello ebbro

Conosco i cieli esplodere in lampi, sole, trombe,
le correnti e i riflussi: conosco sere ed albe
che gonfiano nel cielo come colombi a branchi;
e qualche volta ho visto frutti di sogni umani;

ho visto il sole occaso, scuro di orrori mistici,
illuminare lunghi raggrumi violacei,
simili a teatranti di drammi greci, ed onde
fluenti in lontananza, tremolanti persiane.




VERLAINE





Allegoria

Un antichissimo tempio rovina
sulla vetta indecisa di un monte giallo,
come un re che deposto piange il trono,
si amalgama a specchio nel fiume un po' pigro;
grazia sopita e sguardo sonnolento
una naìade attempata, a un ontano,
con un ramo di salce tocca un fauno
che le sorride sereno e galante.
Ingenua scenetta che sciocca mi attristi,
dì, quale poeta tra tutti gli artisti,
quale artigiano triste ti produsse,
tappezzeria consunta ed antiquata,
banalmente decorata da teatro
lirico e artificioso come la mia sorte?





L’angoscia          

Abiuro e rinnego ogni pensiero
non credo in Dio e quanto all’ironia
antica dell’Amore, son straniero.

Stanca di vivere, pavida di morte,
simile ad un perduto vascello
di flussi e di riflussi zimbello,
l’anima mia salpa a orrende rotte.





Grotteschi

Andate, dunque, vagabondi inquieti,
errate, funesti e malderisi
sull'orlo degli abissi e dei greti
sotto l’occhio chiuso dei paradisi.
..................................................
Il giugno brucia ed il dicembre
vi raggela la carne all’osso,
e la febbre invade le membra
che si lacerano ai canneti.

Tutto vi respinge e vi strazia:
e se verrà per voi la morte
magra e fredda, il vostro cadavere
sarà disdegnato dai lupi.





Passeggiata sentimentale

Le grandi ninfee, tra i canneti, triste-
mente brillavano sull’acque calme.
Ed io erravo tutto solo in compagnia
della mia piaga sullo stagno in mezzo
al saliceto dove vaga bruma
rammemorava un latteo alto fantasma,
a disperarsi e a piangere con gemiti
da alzavole che con le ali si chiamavano,
battendole, in mezzo al saliceto
ov’io erravo solo in compagnia
della mia piaga;...





Jadis et Naguère

Come un amore ancora indefinito
la molle forma delle colline sale
e la nebbia che dai borri ci trasale
pare uno sforzo a uno scopo riunito.

E tutto, come un cuore, come un’anima,
come un verbo di amore verginale
adora, si apre in estasi e richiama
il Dio clemente a salvarci dal male.


1 commento:

  1. Carissimo Nazario,
    desidero porgerti i più vivi ringraziamenti per l'attenta e generosa condivisione che sempre dedichi ai post miei e degli amici autori nel tuo blog, spazio davvero privilegiato di aggregazione culturale ed emotiva. Colgo l'occasione per rinnovarti la profonda stima e il sincero apprezzamento per la tua produzione letteraria e, soprattutto, per gli ideali di vera humanitas che ti contraddistinguono. Vorrei essere maggiormente partecipe negli interventi a commento, ma il tempo tiranno e il mio PC sempre più capriccioso spesso me lo impediscono. Con il pensiero, comunque, "Alla volta di Leucade", ti giunga un caloroso saluto da Pescara.

    Aff.ma

    Daniela Quieti

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