lunedì 6 maggio 2013

F. CAMPEGIANI SU: "ADRIADE" DI N. PARDINI

Franco Campegiani


Driade, la fanciulla che si chiama Natura, è in fondo l’equivalente dell’Eva edenica, ben diversa dall’Eva uscita dal Giardino, dove lei viveva con Adamo in armonia. Identica cosa può dirsi di Eros, il “fanciullo splendente” di cui parla Pardini: un essere di pace, signore e custode dell’Eden, secondo il Genesi, capace di parlare “con le piante / con le bacche degli ebbi e con i pesci” (così Pardini). Un essere, dunque, questo fanciullo, ben diverso dal feroce distruttore in cui si trasforma una volta espulso dal Giardino. Dice il Genesi che nel Paradiso terrestre Adamo ed Eva si amano liberamente senza accorgersi di essere nudi. Nel venire meno di questa innocenza, nel nascere ossia della morbosa cupidigia, consiste la fine della comunione edenica e l’inizio della dannazione umana. A ben guardare, pertanto, l’opposizione di cui ci informa Pardini, in questo poemetto che definire mitologico sarebbe assai riduttivo, si consuma tra Natura e Cultura, anziché tra Maschile e Femminile, come sarebbe banale e facile argomentare.
Con esatto vaglio critico Miriam Binda ricorda che Evelyn Pickering (De Morgan), autrice del dipinto posto nel blog a mo’ di illustrazione del poemetto citato, va storicamente inquadrata nella poetica dei Preraffaelliti: in quel Simbolismo mitologico, ossia, e in quel Primitivismo, che costituisce l’antefatto del vuoto metafisico dechirichiano, ma ancor prima del nulla funereo bockliniano. In realtà, l’intera gamma delle poetiche contemporanee che si rifanno al Simbolismo (Baudelaire in prima fila) resta legata al tema nichilistico, in quanto considera i simboli totalmente sepolti nell’universo mentale umano, senza sospettare che quello stesso universo possa essere aperto al più grande mistero dell’essere universale, accessibile solo per vie simboliche. Intendo dire che nell’universo dell’uomo non esiste soltanto la realtà della maledizione storico-culturale, fatta di contrapposizioni brutali (nella fattispecie il maschile e il femminile in lotta radicale tra di loro), ma anche il ricordo di una realtà precedente – per l’appunto edenica – in cui il contrasto è fonte di indicibile armonia. Ed è a tale realtà, sempre riconquistabile e a portata di mano, che a me sembra faccia riferimento il felice poemetto pardiniano, con quella tensione verso l’armonia che è anche un caposaldo di una vetusta filosofia orientale: il Taoismo, con lo stretto interscambio dello Yin e dello Yang fra di loro.

Franco Campegiani

2 commenti:

  1. Poesia raffinata "Driade" di Nazario Pardini, accompagnata da questa critica, di Franco Campegiani di ragionamento filosofico oltre che artistico. Che dire di più? Visto che poco fa leggevo una lettera, tra due eminenti personaggi dell'epoca moderna,ricca di garbo e gentilezza di buona amicizia ecco, ve la giro e la dedico come fossero mie le parole contenute. Con stima. Miriam
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    Sebbene che vò seguendo io un certo ordine, che lega l'animo, e il dire? seguiamo il capriccio, che seguono i poeti; non però tutti quelli, che io veggo nella ornatissima Raccolta di rime. il primo sonetto mi piace molto e tanti indizi mi diedero, che per questi , e per esser bello! Il Sonetto cominciai a creder che fosse di V.S. , e allora cominciò a piacermi anche più; quantunque mi cessasse il piacere della meraviglia, sapendo io ch'Ella non potrebbe far poesie, se non molto belle. Com'è gentil quel di Scarselli,! La canzonetta di Fabri, che franchezza ha! Che facilità! Che grazia! Come Ghedinano quel di Ghedini! E dicendo Ghediniano credo di dir tutto!" (tratto dalla lettera di FM Zanotti a Monsignor Vitaliano Borromeo 18.02.1750)

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  2. Che competenza! che accostamenti letterari! che raffinatezza culturale! che grazia!
    Tanti complimenti cara amica.
    Nazario

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