mercoledì 19 giugno 2013

PAOLO BASSANI: MIETITURA A CAPRIGLIOLA E RICORDO DI UN AMICO




RICORDO DI UN AMICO

Testimonianza di Paolo Bassani




Sabato 6 luglio 2013 si terrà il 34° incontro dei "Ragazzi del '55", un appuntamento annuale, curato da Dario Bello, con i ragazzi che, oltre mezzo secolo fa, frequentavano l'oratorio di San Bernardo alla Chiappa, che aveva come assistente ecclesiastico, don Luciano Ratti, divenuto poi monsignore e vicario generale della diocesi della Spezia – Sarzana – Bugnato. Dal 1979, data del primo incontro, i "ragazzi" d'allora si ritrovano ogni anno per trascorrere una giornata insieme all'insegna dei valori dell'amicizia che ha contraddistinto la loro giovinezza e che vive oltre le stagioni e il tempo.
La manifestazione si inizia alle ore 11,00 nella chiesa di San Bernardo, con la Messa in ricordo di  don Luciano e degli  amici scomparsi.

Anch’io, come ogni  “Ragazzo del ‘55”, custodisco un  gradito ricordo del tempo vissuto negli anni della giovinezza, all’insegna di quei valori cresciuti nella comunità dell’oratorio grazie all’opera di don Luciano. Per questo, interpretando anche un comune desiderio, ho pensato di pubblicare su “Alla volta di Leucade” la mia testimonianza. Innumerevoli sono i momenti che hanno lasciato traccia nella memoria. Vorrei ricordarne tre che si sono succeduti nel tempo e che, in qualche modo, più d’altri segnano il percorso.  
Il primo ha una data ben precisa: 2 gennaio 1978. E’ la lettera che don Luciano mi scrisse quando uscì il mio primo libro di poesie. Ne voglio riportare un breve passo: “Caro Paolo, ho letto “Immagini e fremiti”; mi complimento vivamente e auguro di tutto cuore il più grande successo.
Rinnovo il ringraziamento di avermi fatto dono delle tue poesie e Ti confesso di aver provato un pizzico di orgoglio, domenica 18 dicembre u.s. durante la premiazione in Gaggiola, averti vicino e poter parlare del libro.”  Confesso che quelle parole mi hanno gratificato più della vittoria di un concorso letterario (invero, allora la mia poesia non aveva ancora ricevuto alcun premio).  
Anche il secondo momento ha una data ben precisa: domenica 28 settembre 1997. E’ l’articolo scritto da don Luciano su “Spezia sette”, la pagina di Avvenire, in occasione del riconoscimento ricevuto dal mio libro “Lungo la via Francigena”. Anche in questo caso desidero riportare un breve passo del suo scritto: “…La raccolta si apre con “Il tempio della vita”, poesia dedicata alla madre Esterina Cosci a quarant’anni dalla morte: le esequie si tennero il 13 settembre 1957, lo stesso giorno in cui il figlio, 40 anni dopo, avrebbe colto questo importante alloro poetico. Semplice coincidenza? Chi crede sa che nulla capita a caso: per coloro il cui orizzonte non si limita all’ “hic et nunc”, vita e morte non sono così separate e lontane.”  
Il terzo momento si colloca qualche giorno prima della dipartita di don Luciano. Ero andato a trovarlo presso l’”Alma Mater” ove era ricoverato, assistito amorevolmente dal cugino Piero.
Che cosa potevo mai dire a don Luciano, lucido e cosciente del suo stato? La poesia, ancora una volta, mi venne in aiuto. “In questi giorni –dissi- ho messo ordine nel mio archivio. Ho ritrovato le poesie apparse negli anni su “eks” (la pubblicazione a cura degli ex ragazzi della Chiappa 1955). Voglio riunirle in un libro. Caro don Luciano, grazie per tutto quello che è stato fatto per la mia poesia. Grazie. Ora, però, vorrei ancora qualcosa: la benedizione. Nel volto di don Luciano, segnato dalla sofferenza, comparve un lieve sorriso, come se le nubi della tempesta si fossero aperte lasciando trasparire un frammento di sereno. Mi inginocchiai davanti al suo letto e chinai il capo. La voce di don Luciano riprese vigore e innalzò la sua benedizione. Custodisco nella mente e nel cuore quel momento, come il ricordo di una luce apparsa nel buio della notte.



PRIMAVERA ALLA CHIAPPA

Giovane prete allora
tu venisti tra noi
ragazzi del cinquantacinque.
Il nostro entusiasmo
fu tuo e la speranza
già nell'aria s'avvertiva
- primavera di mare -
in te, in noi,
stagione ricca di promesse.
Già nel primo albore
un nuovo giorno s'annunciava:
anche noi sentivamo crescere,
ardere nel cuore il desiderio
del grande Papa del Concilio,
là, nel vecchio sobborgo della Chiappa,
quasi cinquant'anni fa.
Passa la vita,
vanno le stagioni
ma un giorno tornerà.
Sarà bello ancora ritrovarsi
tutti insieme come allora:
tu, giovane prete,
e noi, ragazzi del cinquantacinque.

    Paolo Bassani



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MIETITURA A CAPRIGLIOLA

Una pagina della memoria

raccontata
da Adele e Palmira, figlie di Bino Vivaldi,
raccolta da Paolo Bassani





Caprigliola, 10 luglio 1932 – Chiesa di San Nicolò. Prima di impartire la benedizione, il parroco, don Raffaele Ciabattini (era monsignore, ma penso che ben pochi lo sapessero), in caprigliolese schietto e con la naturalezza comunicativa che gli era congeniale, si rivolse ai suoi parrocchiani con pressappoco le seguenti parole (mi dispiace di non saperle ripetere in caprigliolese): "Con la Messa abbiamo assolto una parte del precetto festivo ... bene! Non pensiamo, però, che una volta usciti di chiesa é tutto finito. Il precetto festivo è l'inizio: il Vangelo deve essere vissuto ogni  giorno, ogni ora, tutta la settimana”. Le belle parole non contano niente se non si mettono in pratica. Ebbene, il caso vuole che ci sia pronta pronta un'opportunità. Come forse sapete, un nostro compaesano, Bino della Volpara, è stato ricoverato all'ospedale per un'infezione. Proprio ora, in tempo di mietitura. Ditemi un po' come potrà la moglie, da sola e con i bambini da custodire, mietere, mettere al sicuro il grano... salvare il lavoro di un anno! Ebbene, io avrei un'idea che anche voi sicuramente condividete. Darle una mano. Sì, allora siamo tutti d’accordo!. Domattina, prima delle sei, ci troviamo tutti davanti alla canonica, per raggiungere insieme la Volpara e dare una mano per la mietitura. Mi raccomando: ognuno porti i propri arnesi: falce, falcetto, lama, ecc.”

Ancor prima dell’ora fissata, un folto gruppo di parrocchiani era già in attesa davanti alla canonica. Quando sulla porta comparve don Raffaele, sembrava di rivivere una scena scolastica, quando il maestro si rivolge ad una numerosa scolaresca. Infatti, come il maestro, incominciò ad impartire ordini: “Ognuno venga a prendere la propria colazione”. Già, don Raffaele aveva preparato per ciascuno un pacchetto (pane, formaggio, salame, ecc.) Sapeva benissimo che la moglie di Bino, davanti a tutta quella gente venuta per dare aiuto, si sarebbe molto preoccupata. Come avrebbe potuto dare una pur minima colazione a tutti, a mezzogiorno? Non avrebbe potuto operare la moltiplicazione dei pani. Don Raffaele aveva previsto tutto, e, con quel provvidenziale pacchetto alimentare “ad personam”, aveva risolto il problema nel migliore dei modi. Quando ognuno ebbe la sua razione, il parroco si mise alla testa del gruppo e, come in processione, incominciò a guidare i parrocchiani-mietitori verso la meta. Attraversato il Borgo, il “Fosso” e la Chiesuola, la strada piano piano si snodava tra il verde della campagna e già, lassù, si intravedevano i pini della Palazzina. Nell’aria si respirava un clima di festa, allietato da un sole splendido; un evento che sapeva di rogazione e di festa campestre.
Quando la comitiva raggiunse la casa di Bino, grande fu la sorpresa e la gioia della moglie (Anita) e dei suoi bambini. Senza indugio i mietitori si misero all’opera nei campi: sembrava di assistere ad un vero progetto di lavoro pianificato, tanta era la loro rapidità e diligenza. Su tutti, poi, emergeva un clima festoso. Di solito la mietitura è sempre un momento allegro. Ma in questo caso lo era doppiamente, perché coniugava il risultato del lavoro con la solidarietà: uno dei valori più alti dell’antica civiltà contadina (che oggi forse rimpiangiamo). E poiché si sta avvicinando il mese di luglio, vorrei ricordare un altro momento di festa che si legava al grano: la trebbiatura. Anch’io l’ho vissuto più volte in prima persona a Caprigliola e qui a Vezzano Ligure.  Per questo ho sentito il desiderio di scrivere qualche verso. 



         TREBBIATURA
                                                      



Tornerò
il secondo sabato di luglio.
Come allora troverò sull’aia
la mia antica gente
contornata dai covoni d’oro.
La vecchia trebbiatrice,
nel vorticoso giro
di pulegge e cinghie,
riprenderà il convulso ritmo
   della sua felice danza.
Fasci di spighe inghiottirà
e un rivo fluente di grano
dal suo seno
sgorgherà come una sorgente.
Profumo di paglia
  spargerà nel vento
    e pagine ingiallite di ricordi:
sudano sotto il sole
gli uomini al lavoro;
saltano i bimbi
sul mucchio della pula;
attendono le donne
alle grandi pentole sul fuoco;
e sotto la pergola
ecco la grande tavolata...
Sì, torneranno le immagini passate
  vive come allora
   con le voci e i canti.
Tornerà la luce dell’estate.
E nel frinire di cicale
ritroverò quella profonda quiete;
nel fiordaliso chiaro
le lontane vacanze dell’infanzia.


Paolo Bassani

                                                                                           













3 commenti:

  1. Una poesia che racconta i ricordi di un tempo vissuto nelle campagne che d'estate diventavano anche una festa di "luci e cicale" come ci racconta questo artista e poeta Paolo Bassani. Ciao Simo

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  2. Immagini che sfiorano le memorie dei campi, nel crepuscolo dorato e adagiato dolcememte sul fieno e nelle erbe, nel vento tiepido, anche oggi il profumo dei tigli e' arrivato tra noi. Ecco l'estate manifestazione della natura e della sua fragranza! Nelle foto invece: tradizionali mietitori, vicino al bordo delle strade e poi, qualcuno passa in bicicletta con un mazzetto di camomilla nel cesto di vimini/ in questo scritto, il poeta Bassani - vive come allora - le voci ed i canti - descrive le immagini sporgendosi al futuro con lo sguardo, rivolto al passato, ritrova la gente antica, sull'aia e nella sostanza dei momemti giovanili che insegnano, il duro lavoro accompagnato al lieto riposo che si sente con soddisfazione alla fine del giorno e ......nella profonda quiete dei fiordalisi /Complimenti-emozionante. Miriam Binda

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  3. Un sentito ringraziamento per questi delicati pensieri che gratificano la mia pagina della memoria.
    Paolo Bassani

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