sabato 4 gennaio 2014

S. ANGELUCCI SU "UN CONFRONTO" DI N. PARDINI

Queste riflessioni, che Nazario Pardini attribuisce all'uomo del 10.000, sono - in fin dei conti - le domande che l'uomo contemporaneo, l'uomo globalizzato pone a se stesso.
Ma la poesia - lo sappiamo - ha la facoltà d'immaginare, di spingersi ben oltre il tempo e lo spazio. A mio parere, quindi, il confronto che il Poeta, qui, propone è quello con il proprio alter ego o - per meglio dire - con l'alter ego che vive nell'Umanità intera e, in silenzio, reclama la propria libertà.
La perfezione non esiste benché tutto venga "calcolato dalla tecnica"; tutto è permesso: "vivere per sempre" o "recidere di un colpo il proprio stame" (endecasillabo di rara intensità fonico-descrittiva); eppure, siamo davvero certi "di avere completato il desiderio?" (di nuovo un endecasillabo che mette in discussione l'ostentata certezza del precedente).
E poi, quei versi in corsivo, che lasciano aperte le porte di una speranza che illuse, illude e sempre illuderà l'uomo ma sta lì, nel "porsi le questioni / sulla voce indecifrabile di un eco...", il segreto della vivibilità non solo del nostro ma di qualsiasi tempo.
E' il mistero quella speranza e - lasciatemelo dire - la nostra salvezza.

Sandro Angelucci 

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