giovedì 6 marzo 2014

PAOLO RUFFILLI: "INEDITI"





PAOLO RUFFILLI

 

Aspetto sveglio il mondo


Aspetto sveglio il mondo
nel momento
del suo stare più deserto
per spiarlo meglio
a cielo aperto
in ogni suo girone
di miseria e di splendore
al vento della pura
esplorazione
e con l’effetto di imparare
pur con qualche errore
i trucchi del mestiere,
per mangiare e bere
i molti pasti e succhi
che si è offerto di darmi
intanto, bontà sua,
in concessione
da provare alternati
nel piacere e nel dolore.


Istigazione

Agita, dai,
sommuovi un poco
la tua testa
scuotila come fosse
un vaso trasparente
così che possa
fluttuare su dal niente
qualche pensiero o sogno
come pesci nell’acquario
piccole squame luminose
facili a specchiare
un palpito di festa
dentro il tuo umore
mortuario.

Paolo Ruffilli


Poesia schietta, naturale, che non rifiuta certamente la musicalità, lo sciogliersi in un lirismo accattivante e scoperto, giocato anche sull’alternanza di misure ora brevi ora più ampie, ma soprattutto sull’innesto di endecasillabi spezzati in quinari e settenari. E il poetare si snocciola in questa duttilità  morbida e piacevole. Una fluidità in balia di un input intento ad assecondare espansioni emotivo/allusive; vicinanze verbali; configurazioni consistenti e reali: mangiare, bere; pasti e succhi; piaceri, dolori. Oppure istigazioni a palpiti di festa dentro umori mortuari. Ma, anche, una decisa virata verso sponde di timbro psicologico tesa a rendere più possibile un mondo troppo umano, dove gli assedi delle inquietudini sono molteplici. Insomma un realismo lirico di forte impatto emotivo e oggettivante. Un'operazione "musicale" che vibra le sue corde sull'orchestrazione del malum vitae, seppure il poeta cerchi spiragli, improbabili soluzioni, vie di uscita da questa condizione di precarietà della condizione umana. Poesia umanamente vissuta, insomma, in tutte le dicotomiche contrapposizioni che alimentano il dipanarsi del nostro vivere. Una  varietà di canto complessa nella sua semplicità che si addice ad un autore fra i più rappresentativi della letteratura contemporanea. 

Nazario Pardini

2 commenti:

  1. Poesia che esce naturale, ma frutto di studio e di cultura profondamente assimilati. Poesia che si fa canto di vita essenziale, puro, senza fronzoli. Non un verso in più, non uno di meno. Come è nei Grandi. Nei Maestri. Grazie, e complimenti a Paolo Ruffilli.

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  2. Un aspetto che, a mio modo di vedere, non è stato sufficientemente indagato nella poesia di Ruffilli è che spessissimo o quasi sempre (anche nei testi sopra riportati) l'ultimo verso fa rima con uno dei versi precedenti, non necessariamente vicinissimo -errore/dolore, nel primo caso; acquario/mortuario, nel secondo.- Come ho già scritto altrove,
    "ciò può avere valore, sia pure momentaneamente, conclusivo, cioè può rappresentare la fine del frammento di esperienza espresso nel componimento, il punto fermo di un attimo intensamente vissuto: oppure può legare fonicamente due o più parole in profili segnici che rimandano a significati e aspetti fonosimbolici e metatestuali."
    Senza contare -aggiungo- altre rime, anche interne al verso, assonanze e consonanze, richiami fonici di varia natura che stabiliscono e consolidano nella versificazione di Ruffilli una insufflata e quasi concupita musicalità nelle parole e nelle forme della poesia.
    Pasquale Balestriere

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