giovedì 17 luglio 2014

A. BOSCO E C.FIORENTINI SU "A FURIA DI SFOGLIARE", DI R. DE LUCA

A furia di sfogliare - di Roberto de Luca


Roberto De Luca - A furia di sfogliare, 2014

Recensione a cura di Angiolina Bosco


    Quando ho finito di leggere il libro del nostro autore Roberto De Luca,  “A furia di sfogliare” ho capito di aver letto dei racconti non solo interessanti, ma scritti con grande estro artistico.
Come dice il critico letterario Angelo Marchese: <<Nella lettura di un testo si possono dare due diverse modalità di approccio: la prima è eminentemente intersoggettiva perché il lettore tende a immedesimarsi con l’opera, l’altra è oggettiva nella misura in cui il testo è considerato una struttura chiusa che deve essere decifrata>>
Ecco che il libro fin dall’inizio riesce ad instaurare un rapporto tra lettore e scrittore di pieno coinvolgimento e ci porta subito ad entrare nella narrazione, anche perché la scrittura è fluente e si arriva alla fine di ogni racconto quasi senza rendersene conto. I temi trattati poi sono vari, anche se talvolta potrebbe sembrare, a mio parere, che vi sia un filo conduttore, un nesso tra una storia e l’altra, e quindi che si tratti di un grande libro di narrativa. La tecnica descrittiva del nostro Roberto De Luca risalta con forza; si può notare il suo soffermarsi sui particolari, sia umani sia paesaggistici, che rende l’universo nel quale si muovono i vari personaggi come un tutto unico con quanto li rappresenta. E ognuno dei protagonisti è descritto con ricchezza e varietà di notizie, con una tecnica di immedesimazione dell’autore all’interno del testo, così da rendere ogni figura viva e partecipata , tale da rimanere impressa nella mente di chi legge. La capacità di calarsi nelle azioni che si svolgono via via e che rendono fruibile il racconto è una peculiarità di Roberto De Luca: così non stupisce trovare nel libro un titolo significativo come “Uno scrittore”, quasi a voler descrivere le problematiche e lo spirito di chi si accinge a dar vita ad un’opera letteraria, esperienza che il nostro ha affrontato in prima persona e che trasferisce in scrittura.  Nel racconto infatti si dice: <<Voleva scrivere quel racconto per uscire da quella sorta di apatia, cioè per un fatto puramente personale, oppure lo voleva scrivere per riportare alla luce un fatto che gli sembrava potesse avere dei contenuti interessanti per gli altri?>>
E ancora:<<Come ogni artista che si rispetti anch’egli soffriva di una grande immaginazione e di un carattere visionario e queste sue caratteristiche a volte erano spinte all’estremo dalla sua volontà di trarre un buon racconto o un buon romanzo dagli spunti offerti dalla vita>>.
Ecco proprio gli spunti offerti dalla vita caratterizzano ogni scritto di questo libro, nel quale la bravura dell’autore sta nel saper trarre storie da temi insoliti, come ad esempio in Notte, dove lo spunto è dato dalla lunga giornata e dalla notte trascorsa nell’ imbiancare le stanze di una casa, o in Denti, dove si parla del lavoro necessario del dentista.
Naturalmente i tratti narrativi qui, come nelle altre pagine sono improntati sulla figura del Protagonista, quale centro focale della storia che si sta svolgendo, intorno al quale si muovono figure di contorno che arricchiscono la capacità narrativa di Roberto De Luca.
Come sosteneva il filosofo Montaigne nei suoi Saggi, <Una forte immaginazione genera l’evento>, per noi questo evento è il libro “A furia di sfogliare…”, che già nel titolo vuole evidenziare a mio parere sia una pregressa cultura letteraria del nostro autore fatta di pagine da sfogliare, sia l’impegno nello scrivere che genera una lettura e talvolta una rilettura attenta di quanto scritto, così da poter giungere pienamente fruibile al lettore.
Nel racconto “Uno sperimentatore” troviamo ancora spunti letterari che si esplicitano nell’interrogarsi sulla realtà di fare poesia: <<La Poesia reclama il saper cogliere l’eterno in mezzo a un mondo futile ed è lì, nella sua disarmante semplicità, per cui è difficile saperla cogliere e trascrivere.[…]>> E si continua: <<Quel che mi affascina è la sua irreperibilità, eppure tanta ne è stata scritta e raccolta in centinaia di volumi sotto al nome di centinaia di autori con il termine: Poesie>>
Sono tutte considerazioni queste che rivelano come il nostro autore scavi nel profondo della dimensione poetico-letteraria, traendone motivi veramente probanti ed interessanti, e dando messaggi ben precisi al lettore.
Il mondo in cui si muove Roberto De Luca è di riferimento al narrato del suo libro, che oscilla tra fatti reali da descrivere e fantasie da elaborare. E allora ecco che in diversi racconti compare il sogno, ovvero l’utopia di cambiare il mondo, di rivivere storie antiche, una utopia che è un modus vivendi di sfida al quotidiano. E come ideale e progetto irrealizzabile, con riferimento anche al significato filosofico di utopia, come luogo che non è in nessun luogo, ossia che non esiste, si presenta soprattutto “Breve viaggio agli inizi degli ‘Ottanta’”, che narra appunto di come il periodo fosse caratterizzato dal cercare di sperimentare situazioni nuove e diverse dalla tra virgolette normalità. Non per niente l’autore intitola viaggio il racconto e descrive un viaggio, un muoversi controcorrente, come se non potesse esistere un saldo luogo al quale ancorarsi con le proprie certezze e sicurezze.
Un merito grande del nostro autore è anche la sua notevole capacità descrittiva, capacità che fa da contorno indispensabile agli eventi che si svolgono nel testo. Un esempio è nel racconto “Cambiare”, dove si focalizza una serie di immagini particolari: <<Si era guardato intorno e aveva visto che tra gli alberi c’era ancora qualche pianta di melo, mentre i noci, che lui ricordava piccoli alberi, ora erano maestosi e dominavano la valle. C’era una solitudine ovattata, piena di quelle piccole invisibili presenze che un bosco fa sempre venire in mente, specie quando gli alberi sono diradati e si vede in lontananza tra di essi.>> Qui l’attenzione è sull’ambiente ma non mancano squarci anche sui personaggi, come nel finale di “Uno scrittore” dove si dice: <<Arrivato a casa si diresse nella sua stanza e accese il computer, accese la lampadina, prese il taccuino, stappò una bottiglia di birra, si fece un altro caffè, accese una sigaretta, poi cominciò a roteare in alto come fa un falco che ha appena avvistato la preda; fino al momento in cui non piombò sulla tastiera con le mani in atto di aggredirla.>>
Ecco, vi è una accurata attenzione alla disposizione delle parole, all’impostazione visiva che si vuole offrire a chi legge, un modo di scrivere che vuole fissare con forza l’immagine nella memoria, che vuole essere comunicativo al massimo.
Del resto sempre nel racconto intitolato “Breve viaggio agli inizi degli ‘Ottanta’” vi è un chiaro esempio di cosa sia l’incomunicabilità umana. Il personaggio di  Alessandro, che non riesce ad entrare in sintonia con alcuno, si trova poi in chiesa con la perpetua a tracciare un quadro netto di due realtà che si sovrappongono l’una con l’altra senza dialogare. Eccone un esempio: <<Allora la donna cominciò a indicare i santi e a parlargli del suo povero marito, dei figli che erano lontani, per la loro strada, di lei che era sola e che ogni tanto andava lì ad aiutare il povero prete che ne aveva bisogno. Alex però, senza curarsi affatto delle ciance dell’anziana, la rassomigliò seduta stante a una che andava ad acquistare la carne da lui e le chiese se stavolta lo spezzatino lo voleva di manzo o di vitella. Quella gli rispose che il povero marito, da giovane, nell’immediato dopoguerra, aveva fatto il muratore e che poi aveva cambiato vita nel momento in cui lo avevano assunto in ministero. Di contro lui le chiese se le fettine le voleva tagliate fine per fare gli involtini o se le voleva più spesse per cuocerle in padella o sulla brace e quella gli rispose che non appena l’ultimo figlio era uscito di casa lei e il marito avevano fatto un magnifico viaggio in Grecia e cominciò a raccontargli di Atene, del Partenone ecc…>>
Insomma la penna di Roberto De Luca chiarisce con perizia situazioni e sfumature dialogiche che forse ad una prima lettura non vengono percepite in tutta la loro importanza, ma che si manifestano a chi si cala nella narrazione e prende in esame il testo con grande accuratezza. E’ un po’ il lavoro di decifrazione di cui parlavamo all’inizio a proposito della citazione di Marchese.
C’è ancora da dire che tutto il libro del nostro autore si presenta aperto ad ogni riflessione, anche per la miriade di argomenti e temi trattati in così poche pagine, quasi dipinti ricchi di sfumature e tonalità. E ogni racconto non è delimitato o definito da conclusioni predeterminate; ognuno che si pone in veste di lettore può tranquillamente trarre gli spunti che desidera! Questa è la ricchezza di “A furia di sfogliare…”, un grande testo che veramente merita di essere letto.

                                               Angiolina Bosco




Nota critica di Claudio Fiorentini


Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade


Scritto con un linguaggio che scava nei meandri dell’esistere senza avere l’ambizione di cercare l’essere, come un moto mite ma persistente, un borbottio incessante in una pentola che bolle. Ma non è esplosivo, non è un linguaggio ad affetti speciali. Sembrerebbe semplice, ma è estremamente difficile mantenere un ritmo omogeneo quando non si narrano eventi ma si narrano percezioni, si narra il vivere degli eventi. Insomma, la correttezza formale e l’equilibrio narrativo scandiscono il ritmo del racconto senza la benché minima caduta di stile, e senza inutili slanci enfatici (quelli cacciano il lettore fuori dalla storia). Roberto riesce a porre il lettore al centro della storia e, alla fine del racconto, il lettore si sveglia da un dolce torpore e si rende conto che il protagonista era lui, perché tutte le sensazioni descritte gli appartegono.
A furia di sfogliare è un libro di racconti. La loro trama non è importante, potrebbe essere anche banale, ciò che non è per nulla banale è il modo di inserire il vissuto del personaggio nel momento narrato. Importanti sono i personaggi che si materializzano davanti a noi facendoci da specchio. Ad esempio, Roberto potrebbe raccontare tutto quello che succede nella testa di uno che vuole accendere un fuoco ma i fiammiferi sono umidi, e uno, e due, e tre… andrebbe già bene raccontarlo così, no? Invece Roberto entra nella testa di quell’uomo e scova le più nascoste umane assurdità, trova le sensazioni più attorcigliate e le dipana, le trasforma in trama di tessuto. Per Roberto accendere un fiammifero non è importante per la fiamma che produce tra le dita, ma per il fuoco desiderato dall’anima.
Insomma, si tratta di sana letteratura, ricca di noi stessi, della nostra ridicolaggine. 
       I racconti sono scritti così bene che non ci si annoia. Non parliamo della fluidità della narrativa americana, per carità, non si tratta di un libro veloce, per fortuna si tratta di letteratura nel vero senso della parola. La narrazione è agile, lo scrivere è equilibrato… ma la lettura richiede arrendevolezza, serenità, pace interiore... e meno male che esistono narratori che obbligano il lettore a cercarle.
Roberto scava nella profondità dell’animo umano, è un cesellatore di emozioni transitorie, e quello che di solito succede in frazioni di secondi lui lo spiega nel dettaglio, con una grazia ineguagliabile, a tratti ironica.
Ce ne vorrebbero di narratori così!

                                         Claudio Fiorentini 


Cenni biografici di Roberto De Luca

Roberto De Luca, autore del libro dal titolo A furia di sfogliare, è nato a Rocca di Papa circa mezzo secolo fa. Vive a Nemi, un delizioso e umido paesetto dei Castelli Romani, a due passi dalle sue rocchigiane origini. Appassionato di Letteratura (da notare la maiuscola), scrive racconti, romanzi e poesie. Ha partecipato a numerosi concorsi letterari ottenendo buoni piazzamenti. È membro e collaboratore del circolo culturale IPLAC. 




1 commento:

  1. E' pura gioia trovare sul prestigioso blog del Professor Nazario la recensione della carissima Angiolina Bosco, seguita dall'illuminante commento di Claudio sulla raccolta di racconti del prezioso amico Roberto De Luca "A furia di sfogliare".
    Si tratta di un testo di grande spessore artistico, nel quale l'Autore attinge dal laboratorio neo - realista e ci sorprende poi, in vari momenti, con voli pindarici, che oserei definire di pirandelliana memoria!
    Ho avuto la fortuna e l'onore di presentare il testo di Roberto, al quale auguro per il futuro il successo che merita!
    Posto la mia umile recensione per onorare l'amico e l'Autore.
    Roberto De Luca ci traghetta nelle sue novelle dai connotati intriganti tramite una frase
    di Bukowski, uno dei suoi Scrittori prediletti, che lascia intendere un viaggio attraverso zone oscure dell’esistenza. E fa supporre, al tempo stesso, una sorta di ‘fuga’ del nostro Autore, nella quale intende coinvolgere i lettori.
    Seguo Roberto dai suoi esordi e con il verbo ‘seguire’ intendo, ovviamente, che sono stata una delle prime persone che ha avuto accesso al suo segreto rapporto con la letteratura. Rapporto nascosto, seppur coltivato da moltissimi anni, che tale sarebbe forse rimasto, per due motivi: in primis perché il nostro Autore rappresenta l’esempio dell’Artista puro, che scrive per se stesso; in secondo luogo per una chiusura caratteriale, che ho scoperto nel tempo che non s’identificava con la timidezza o con la mancanza di autostima, ma con una sorta di gelosia del proprio mondo interiore, forse anche di pudore…
    Roberto, infatti, nei racconti – ed è riduttivo definirli così, in quanto ognuna di essi contiene in sé il seme, la potenza espressiva e l’estensione del componimento di ampio respiro -, si è sempre svuotato, rivelando l’altro se stesso, complesso, come raramente gli uomini sanno essere, anticonformista, teso alla trasgressione, intesa nell’accezione latina, trans – oltre e gradi – camminare, quindi ‘camminare oltre’, andare oltre i limiti.
    Le sue Opere rappresentano luoghi nei quali si respira un senso di intimo, di ancestrale, di sanguigno. Il termine ‘intimo’ non sta a negare l’universalità degli scritti del nostro Autore. Egli si racconta o narra di altri individui, che portano in sé i suoi aspetti, come avviene spesso in letteratura, ma arriva a ogni lettore con forza, spesso addirittura con imperiosità.

    Maria Rizzi

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