sabato 20 settembre 2014

N. DI STEFANO BUSA': "LA CULTURA UMANISTICA..."


Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade

LA CULTURA UMANISTICA COME RISORSA NEL PROGRESSO DELLA SPECIE UMANA

di Ninnj Di Stefano Busà

In ogni epoca di transito da un secolo all’altro, può risultare sorprendente ricorrere alla Cultura per accendere interrogativi e portare all’orizzonte l’ “acculturalismo” per indicare o forse evocare quella sapienza umanistica che addita soprattutto una emergenza dei tempi e appare determinante per l’educazione intellettuale e spirituale delle nuove generazione.
L’Umanesimo classico, per quanto possa apparire obsoleto, si trova sempre alla luce della ribalta e non è mai una eredità morta e sepolta, sa invece trovare spunti, caratteri e risorse che stimolano l’intellettualità dell’uomo.
Si fa strada perciò come emergenza programmatica di una progettualità che inglobi le mutate condizioni del mondo che sta per essere attraversato da dirompenti perdite di coscienza e di pessima costruzione  storica dell’Europa Unita (tanto per non andare troppo lontani).
Vi sono due linee di pensiero, due versioni contrastanti riguardo il progetto politico ed economico di una Europa che naufraga, mostrando appieno la sua inadeguatezza, la sua insolvenza nei confronti di un sistema solidale, come si dovrebbe prevedere in una società multietnica, multinazionalista, globalizzata e progressista.
Invece, non fa che evidenziare i punti di dissanguamento, di contraddizioni, di conflittualità, di errori, di polemiche, di drammatiche stagnazioni, di rinvii, di errori madornali sulle direttive che un processo di tale portata storica dovrebbe rispettare.
La qual cosa non fa che mostrare un’Europa lontana anni luce da un processo comunitario reale, che possa essere la base di un progressivo miglioramento delle condizioni per tutti i paesi aderenti e faro per illuminare tutti gli Stati membri, oltre ad essere anche formazione moderna e progressista di uno sviluppo storico, morale, sociale, economico, religioso del pensiero (umanistico appunto), oggi più che mai.
Ci si chiede allora a che punto sta, dopo lunghi anni di rodaggio l’Unione Europea? che secondo la logica un po’ ottusa dei suoi fondatori doveva risolvere e difendere con ogni mezzo le carenze socio/economiche e rafforzare i criteri politico/giuridiche, e non solo, del neonato corpo dell’occidente.
Non solo non è stato fatto nulla dell’intera ricostruzione statutaria, ma si è abbassato tanto il livello di prospettive, da rilegare questa intenzione primaria, a cattivo “arroccamento” dei popoli più progrediti nei confronti dei meno abbienti, sicché uno Stato “povero” è diventato sempre più povero e chi era più ricco e potente ha devastato con la sua determinazione i paesi più malandati, facendoli deragliare terribilmente e sempre di più verso una crisi difficilmente calcolabile e terribilmente pericolosa per la pace mondiale.
Oggi che la cultura scientifica ha messo ai margini la cultura umanistica caratterizzata soprattutto dall’essere-uomo in interiore, si torna ad avvertire l’esigenza di una condizione più giusta, nel tentativo di riscoperta di una cultura spirituale che indirizzi l’uomo verso una morale dei diritti cristiani, dei pensieri e delle azioni, dei valori più eticamente vicini all’anima, più consoni agli equilibri e alle necessità del proprio destino o del proprio sentire che eguaglino l’educazione e la cultura olistica, capace di sviluppare emozioni e sentimenti e a fare di essi la -conditio sine qua non - del processo futuro della specie.
Una cultura animi che, preso atto della gravità del problema, si mostri sensibile a formare le generazioni che verranno, attraverso le discipline complementari del buon vivere nella società attuale zeppa d’incognite, di stravaganze, di conflittualità e di vanesia concupiscenza del male: si è persa quella sintonia tra individuo e polis, ovvero quella sinergia di valori, di significati che Hegel definì la “bella eticità” ad indicare come fosse impossibile costruire il processo del bene privato a discapito della collettività, della comunità.
Suture, suture sempre suture arbitrarie e scomposite: si mettono sempre punti di sutura a tamponare emorragie, a cercare raffazzonamenti senza luce d’intelligenza.
L’umanità è ad un bivio inquietante e pericoloso, si stanno mandando in malora secoli di cultura “umanistica” per stimolare effetti che ogni giorno diventano più devastanti per la stirpe umana, la quale attratta dalla rivalutazione dell’utile e dall’interesse privatistici mirano a cancellare con un colpo di spugna “l’altro” esaurendo ogni giorno di più risorse e danneggiando inesorabilmente lo status dell’intero pianeta con faziosità assurde, prevaricazioni, oppressioni.
Abbiamo una classe politica tra le più smaniose di apparire tranne che di essere. La forza prorompete che accomuna tutta questa pletora politica è di natura privatistica, tendenzialmente rivolta all’utile per sè, mai per la collettività, per il bene comune.
Si acuisce la frattura, la faglia tra gli strati sociali delle generazioni diventa ogni ora più irrecuperabile, entrando nella tenebra più improduttiva e drammatica  del nostro tempo: l’oscurità dell’intelligenza e del discernimento ci rende ciechi, viviamo annaspando confusi e quasi paralizzati dagli eventi nefasti.
Di fronte a questa società tecno-finanziaria, fuori da ogni logica e dal più civile raffronto, non c’è che da avanzare una speranza che si compia il miracolo di un ritorno al ravvedimento, alla progressiva cultura umanistica, affinché si possa portare avanti il processo di salvamento dell’intera sostanza dello spirito, ché non sia asservimento cieco di uno schiavismo globalizzato che pianifichi la devastazione,  l’annullamento dell’uomo per l’altro uomo, in una catena generazionale incontrovertibile e abominevole per la specie.


 Ninnj Di Stefano Busà

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