venerdì 12 settembre 2014

PASQUALE BALESTRIERE: "SORTE" PREMIO MIMESIS, ITRI





Pasquale Balestriere

PREMIO "MIMESIS", ITRI (Nella rosa dei dieci finalisti)


Motivazione

Poesia intensa, di plurima significanza che, con impennate emotivo-suggestive, offre la sua sostanza all’abbraccio di una metaforicità per agguantare il contatto con gli abbrivi vitali. C’è l’esistere con tutti i suoi polisemici intrecci:
Di cavalcare i giorni ci fu dato,
di accarezzare la cresta del sole
e di bere alla fonte dell’amore…,
il tempus  fugit, la precarietà della nostra vicenda, i ritorni alle sapide primavere o ai decadenti autunni, il peso delle nostre memorie:
quelle della famiglia e degli amici
dispersi ormai sotto e sopra la terra…
Nella coscienza di esistere in questo cammino non interminabile dum “loquimur fugerit invida aetas”;  e quando giunge il tempo in cui la fanciullezza ci assale con rosei gridi e vivide memorie, ci aggrappiamo ad un patrimonio che teniamo stretto all’anima con la malinconica inquietudine del suo destino: quanto è lungo il viaggio in questa loquace rievocazione!:
Pure, vivemmo a lungo.
Anche se questa sorte è apparsa breve
Un endecasillabo di generosa euritmica fluidità, trattato con saggezza in tutte le sue modulazioni, fa da tatuaggio ad un complesso gioco di perspicuo esistenzialismo.   

Nazario Pardini





Sorte

Non c’era alcuna prova dell’inganno
d’un dio o di maldestra creazione.
Così almeno ci parve
e perciò ci sedemmo sulla terra
e ci scambiammo le pietre di sale
sulla riva di un mare senza onde.
Di cavalcare i giorni ci fu dato,
d’accarezzare la cresta del sole
e di bere alla fonte dell’amore.
Che ci piovesse argento poi la notte
fu la scoperta che ci diede fede
per correre le strade della vita
con maggior cuore. Avidi attraversammo
esplose primavere, con il grido
del falco appeso nell’azzurro, fisso
alla preda lontana. E già la ruota
cominciava a piegare ad occidente
quando qualcuno spiegò che il viaggio
non era interminabile. A galoppo
passammo per le ore, i mesi, gli anni.

Dietro le curve spalle,
grappoli fitti d’accese memorie
il passo corto dissero del tempo
-il nostro tempo!-
con seni d’ombra e fiati di preghiera.
Ora che l’orizzonte
dispiega flebili speranze e mostra
l’incerta meta, ci assale l’infanzia
con rosei gridi e vivide memorie:
quelle della famiglia e degli amici
dispersi ormai sopra e sotto la terra.

Pure, vivemmo a lungo.

Anche se questa sorte è apparsa breve.

Pasquale Balestriere

5 commenti:

  1. Che splendida questa poesia di Pasquale Balestriere! Questa mia nota non nasce come nota di occasione o dovuta all'amicizia. Essa punta sulla sua forza e la sua virtù del dire che sempre lo connota, per aver immesso la vita, tutta la vita, dalla nascita alla brevità del tempo dell'esistenza che pure ha futuro, in questa lirica che non ha nulla da invidiare ai più grandi poeti del Novecento e di questo scorcio del nuovo millennio, per la sua densità e la profondità del sentire. Essa scava nel nostro cuore e nei nostri nervi. Ogni parola è una pietra miliare, una forte sottolineatura dei tempi della vita. E l'alternarsi e l'incrociarsi dei settenari degli endecasillabi, è marcare i toni dell'essere con il sillabare dell'infanzia, che segnano il desiderio e il bisogno del ritorno, sul respiro della terra. E' poco dirti bravo.
    Umberto Cerio

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    Risposte
    1. E' un testo di una limpidità eccezionale. La parentesi della vita ne è tutta attraversata dall'inizio alla fine. Una poesia che sa intuire i lampeggiamenti individuali e trarne le dovute marcature per un insieme di fortissima connotazione spirituale e umana. La precarietà del tempus fugit vi fa da sfondo, ma è uno sfondo non aggressivo, dalle melodiose nostalgie per la giovinezza, per il passato. Vi è dentro tutta l'emozione e l'ansia dell'attraversamento dello Stige. Il respiro della terra ne è completamente assorbito, quasi anestetizzato da un rara occasione che si chiama -vita- . "Con seni d'ombra e fiati di preghiera" Balestrieri lascia intendere il travaglio dell'uomo nel suo percorso terreno. Di più e meglio, l'autore non avrebbe potuto scrivere... una pagina di vera, intensa poesia. Complimenti vivissimi.
      Ninnj Di Stefano Busà

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  2. Carissimo Pasquale,
    non ho ancora avuto la fortuna di conoscerla, ma liriche come queste rendono il nostro sentire un sentire vicino, caldo, autentico. Di fatto io non sono poeta, ma dal '90 la mia anima si ciba di lirismo e so innamorarmi di testi che palpitano di vibrazioni autentiche e portano in essi i semi dell'ispirazione. "Sorte" è la storia della vita, degli anni che scorrono e, segnano le tappe più importanti del tempo terreno. Si acquistano maturità, saggezza, consapevolezza, ma sulla sponda della memoria restano valigie
    di emozioni che non potranno tornare.... "ci assale l’infanzia / con rosei gridi e vivide memorie: / quelle della famiglia e degli amici / dispersi ormai sopra e sotto la terra". Gli amori ci danno il loro inevitabile arrivederci e il canto della loro assenza è dolcissimo nei versi di velluto dell'Autore. Peraltro la lirica, che potrebbe sembrare assimilabile a una sorta di pessimismo cosmico, rivela invece, una levità straordinaria... Le lancette del tempo hanno scandito le storie, le perdite, ma siamo creature fortunate, ci è data in 'sorte' una lunga stagione, che può solo sembrare breve. E' raro che dopo la saudade, il dolore, il senso di perdita si sappia risalire la china della speranza con tanta raffinata delicatezza. Due versi di chiusa, in levare, per dire che siamo fortunati, l'eternità si è srotolata nel percorso terreno ... "Anche se questa sorte è apparsa breve". Ci si specchia, ci si ritrova e si impara a crescere ascoltando la melodia di tanto canto... Grazie infinite!

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  3. Non posso fare a meno di ringraziare con tutto il cuore i tre ottimi commentatori che hanno scritto con competenza, passione e lucida intelligenza.

    Pasquale Balestriere

    P.S. Chi si è dimenticato di firmare il terzo commento?

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  4. Caro Pasquale,
    perdoni l'anonimato, dovuto solo a una dimenticanza. Ancora complimenti!
    Maria Rizzi

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