mercoledì 14 gennaio 2015

C. FIORENTINI E P. BALESTRIERE SU "LA POESIA"


Pasquale Balestriere collaboratore di Lèucade


Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade



DA "UMBERTO CERIO SU "LA POESIA"": 

Musica. Forse questo è l'elemento di cui si parla ora. La musica oggi non ha necessariamente una forma rigida. Dopo Mozart le forme sono state pian piano rivoluzionate fino ad arrivare alla musica contemporanea che, per quanto discutibile, è pur sempre musica. E oltre la musica "classica", contemporanea e non, ci sono altri campi che hanno dato frutti di estremo valore. Cito ad esempio il Jazz, che le forme le stravolge e che trova il suo climax espressivo quando si libera del giogo della ragione. Lo scompiglio che il Jazz ha portato nella musica ci ha arricchiti. Ciò che prima sembrava impossibile ha cambiato la nostra forma di vivere e di esprimerci, ci ha liberati da forme e legacci compositivi, senza tuttavia rinnegarli, e proprio nell'improvvisazione, nella ricerca sfrenata del momento unico e irripetibile, ha trovato la sua meraviglia. Che musica! Non è né bianca, né nera, è solo musica. Ora, se parliamo di poesia, perché dovremmo limitarci al bianco e nero? La poesia può esplorare nuove forme, nuovi orizzonti, non per questo è meno poesia... e per esplorare si rompono gli schemi, si spezza l'endecasillabo, si rigira il novenario, si mischiano gli elementi, si inventa un ritmo diverso, si fa qualcosa che non è stato fatto prima. L'unica cosa che non può andar persa è la musicalità, perché la poesia è pur sempre un insieme di suoni, di ritmi e di silenzi che, una volta messi insieme, vanno respirati, ascoltati, pronunciati. Si può dissertare sulla bellezza di un certo tipo di poesia, si possono criticare certe tendenze, ma non si può fermare l'evoluzione delle arti. Il filtro del tempo storicizzerà chi ha avuto le idee che meglio rispondono al nostro ritmo interiore, che è in perenne evoluzione.... 

Claudio Fiorentini 



DA "UMBERTO CERIO SU "LA POESIA"": 

Proviamo a mettere un po' d'ordine in questo dialogo, partendo dalla base. Intanto qui la discussione non verte sul classico o sul moderno; e il bianco e il nero sono due colori usati da me in un esempio, magari banale, per indicare la prosa e la poesia ( e non dunque la sola poesia). Quindi , caro Claudio, la tua domanda “Ora, se parliamo di poesia, perché dovremmo limitarci al bianco e nero?” non ha proprio motivo di essere. E sfondi una porta aperta quando affermi “La poesia può esplorare nuove forme, nuovi orizzonti, non per questo è meno poesia...”, perché nessuno dice il contrario, ci mancherebbe! Sempre a patto che sia poesia e non velleitario sperimentalismo da quattro soldi o peggio pretenzioso dilettantismo (ché quella roba lì, sì, mi fa venire l'orticaria). 
I due capisaldi di cui si discute sono la prosa e la poesia. Ora, la prosa è un prodotto confezionato a freddo, logico, razionale, analitico, che può raggiungere alti livelli artistici per motivi diversi da quelli della poesia. E fin qui non credo ci sia motivo di discussione. La poesia ha bisogno, per essere tale, prima ancora che di musicalità, caro Claudio, di accensione d'animo, di folgorazione o, almeno, di illuminazione, insomma di ciò che una volta si diceva ispirazione. E quindi la poesia non si elabora a freddo, come la prosa, ma presuppone una scossa violenta, un urto sentimentale. Se manca, non si può far poesia. L’altro momento essenziale della poesia è la sintesi. Tutto il resto (metro, ritmo, armonia, musicalità, ecc.) è immediatamente successivo al momento intuitivo e appartiene alla fase espressiva. E fin qui dovremmo ancora essere tutti d'accordo. Dove si apre la querelle? Sulla terra di mezzo o di nessuno. Io penso che, come ogni umana cosa, la poesia abbia una periferia e un centro, un nucleo portante, costituito dalla sincerità dell’ispirazione, dalla forza d' accensione, dall’intensità della sintesi, fuse con gli altri elementi della poesia sopraccitati. Se ci si allontana troppo da questa parte nucleare, si rischia di perdere contatto con la vera poesia e cadere nella similpoesia o nella pseudopoesia, nei casi migliori in una poesia prosastica o in una prosa poetica. Sperimentare si può e si deve. E d’altra parte non è per un poeta esperimento di scrittura ogni singola prova in versi a cui dà vita? Ma comunque nell’ambito della poesia, e non fuori, sempre che si voglia fare poesia. Così come il jazz che hai citato, caro Claudio, è nel contesto della musica, e non fuori. Perché la nota della spesa, anche se messa bene in colonna, non è poesia. Rimane nota per la spesa.

Pasquale Balestriere




9 commenti:

  1. Non può essere poesia la lista della spesa, ma neppure può esserlo una gabbia metrica perfetta che abbia soltanto la parvenza, ma non il cuore della poesia. Anche quello è "sperimentalismo da quattro soldi", privo di scosse emotive. Però tutte e due - la "lista" e la "gabbia" - possono diventare poesia se c'è il poeta che vola e sa far volare. Solo questo ho inteso dire e non credo sia un pensiero così lontano dal sentire poetico di Balestriere. Per cui non insisterò ulteriormente su una "querelle" dove mi sono già espresso e finirei soltanto per annoiare il lettore.
    Franco Campegiani

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    1. Ma io sono d'accordo con ciò che scrivi in questa tua precisazione e, per la verità, a me, caro Franco, non sembra di averti contestato qualcosa nell'intervento che stiamo commentando,. Nel quale ho solo voluto chiarire bene la mia idea. Nient'altro.
      Pasquale Balestriere

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  2. Quando penso alla "lista della spesa" che diventa poesia, penso a Wislawa Szymborska, Premio Nobel 1996, e a questa sua:

    CURRICULUM VITAE

    Cos’è necessario?
    E’ necessario scrivere una domanda,
    e alla domanda allegare il curriculum.

    A prescindere da quanto si è vissuto
    il curriculum dovrebbe essere breve.

    E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
    Cambiare paesaggi in indirizzi
    e ricordi incerti in date fisse.

    Di tutti gli amori basta quello coniugale,
    e dei bambini solo quelli nati.

    Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
    I viaggi solo se all’estero.
    L’appartenenza a un che, ma senza perché.
    Onorificenze senza motivazione.

    Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
    e ti evitassi.

    Sorvola su cani, gatti e uccelli,
    cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

    Meglio il prezzo che il valore
    e il titolo che il contenuto.
    Meglio il numero di scarpa, che non dove va
    colui per cui ti scambiano.
    Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
    E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
    Cosa si sente?
    Il fragore delle macchine che tritano la carta.


    Ecco, qui c'è il poeta con la sua "forza d'accensione", la sua "intensità di sintesi", e c'è il suo momento ispirativo e riflessivo che fa a sua volta riflettere.

    Lorena Turri

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    1. E che cosa c'entra questo con la nota della spesa? Qui c'è un curriculum trasformato brillantemente in poesia. Ma se pure fosse una nota della spesa trasformata in poesia, già non sarebbe più nota della spesa.
      Pasquale Balestriere

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    2. Per "nota della spesa" ho inteso una elencazione di cose. Questo è il caso di elencazione che si trasforma in poesia, come ribadiva Campegiani, grazie alla capacità poetica dell'autrice. Anche J. Prevert aveva la tendenza all'elencazione, ma il guizzo poetico è palese.
      Ho solo voluto riportare un esempio perché molti pseudopoeti pensano davvero che basti mettere in colonna una lista di cose.

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    3. Ero quasi certo del significato del suo intervento. Però un piccolo dubbio mi è venuto per il fatto che io con chiarezza indicavo la mia "nota della spesa" come il risultato finale degli sforzi creativi di certi pseudopoeti, non già come punto di partenza, come stimolo a scrivere poesia. Stimolo che potrebbe esserci, e un bravo poeta potrebbe - è chiaro- trasformare in poesia anche quella nota della spesa. Perché anch'io sostengo che la Poesia possa trovare alimento dappertutto quando ha urgenza di manifestarsi.
      Pasquale Balestriere

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  3. Grandissima Szymborska, capace di fare poesia pura, usando un registro originale contraddistinto da ironia e realtà
    Chapeau a questa grande poetessa.
    Serenella Menichetti

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  4. Uno scultore può fare un capolavoro usando la spazzatura, un pittore può fare meraviglie con gli schizzi di vernice, ma la spazzatura e lo schizzo resteranno tali se l'artista non ha talento. E' fuori dubbio che occorra l'ispirazione, lo scavo interiore, l'intuizione geniale, la perizia, la fatica... ma se non c'è il talento ben poco potrà venir fuori dal momento creativo. Il talento è un mistero meraviglioso che supera qualsiasi tecnica, e si coltiva nella tempesta.
    Claudio Fiorentini

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    1. Condivido. A volte, pensando al talento, mi viene da considerare che esso sia la risultante delle varie componenti che tu citi, cioè "l'ispirazione, lo scavo interiore, l'intuizione geniale ecc.", con l'aggiunta di inclinazione ed ingegno.

      Pasquale Balestriere

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