giovedì 7 maggio 2015

MAURIZIO DONTE: "L'ULTIMO CANTO"

L'ultimo canto

Sull'aspra pietra d'un fluente rivo
sedeva un bardo ed il suo sguardo andava
di roccia in roccia errando, e dei rami
al vento, sopra al mùrmure torrente
udiva il canto e dall'arpa di tanto
in tanto, distrattamente, traeva
note: era il triste suonare di un tempo,
quando degli eroi si cantavan l'armi
e sopra quella stessa riva ancora
echeggiava il clangore delle spade;
cambiano i tempi ed ora sulle strade
più non si narra del tempo di Setànta;
dell'alto re Conor e della sua corte
e delle cento torri della reggia,
d'Emain Macha che è cinta dall'erba,
dove in passato folgoravan gesta
d'eroi e dei bardi già più non si canta.
Né della bella Deirdre, si racconta,
e neppur di Naisi il prode si dice:
solo i due tassi intrecciati e le tombe
di quella storia restan testimoni
muti. Rovine parlano di gloria
e sopra ad esse ora l'edera trionfa:
rovi e altre spine e sterpi ricoprono
la valle e il colle. Ed il tramonto cela
memorie morte e le pietre ancor bacia
la luna. Ricordami , dunque, o dea
quei tempi andati, quando degli eroi
cantavan vati e delle lunghe notti
e delle nebbie, dei fuochi e dei suono
attorno e di Sahmain le luci a festa,
Cantami, o diva Fand delle tue acque
l'argentea onda e l'amore che ti portò
Setànta e poi cantami del giorno in cui
da quella riva roteò alta la fionda
e ti colpì, con tua sorella avvinta
da una catena d'oro, mentre andavi
volando in corteo alato sulle nubi,
cantami degli anni in cui egli t'amò
e di quanto compì nell'Oltremondo
e sulla terra: narrami le gesta
dell'eroe più grande, del tuo Mastino....


Maurizio Donte


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