lunedì 18 maggio 2015

N. DI STEFANO BUSA': "LA POETICA DI GIANNI RESCIGNO"



Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade



LA POETICA DI GIANNI RESCIGNO, scomparso recentemente (in memoria)


di Ninnj DI Stefano Busà 


E' interessante osservare come, di volta in volta, il lirismo di Gianni Rescigno sappia pervenire alla disamina di una visione essenziale del concetto di -poesia-
Si notano in primis in questa ennesima raccolta: la costante di ricerca, la levità del processo linguistico che si va affinando da una silloge all'altra fino a giungere a sintesi egregiamente risolte.
In una scrittura sempre pacificante e ben strutturata, Rescigno riesce a realizzare il meglio del suo itinerario linguistico.
Icastici i versi che rappresentano gli esiti più costanti e dominanti: "Non follia/ soltanto polvere/ fin troppa polvere di cielo/ mescolato a mare e terra/ la poesia.
Per certi aspetti l'iter lirico di Rescigno raggiunge il suo "appagamento" come ben evidenzia Bàrberi Squarotti in una sorta di avvicendamento personale al suo poiein che è sempre di grande rigore e precisione.
La levità si evince nella poetica di Rescigno; il suo modulo orchestrale è sempre influenzato da una elevazione stilistica cantabile molto suggestiva e intima, fatta di piccole cose che preludono il grande momento: <il silenzio>
affabulatore di ogni storia e di ogni memoria: "Silenzio che arde/ senza rumore di vento/ e Scintille d'abissi."
L'umanità vi si avvicina come può, in sordina, senza rimpianti o speculari soluzioni: il silenzio elude per così dire la morte, fa da contraltare ad un sistema sinergico di grande ispirazione che porta l'uomo a riflettere, memore del suo percorso terreno, pronto a interrogarsi sui suoi momenti di attesa, di precarietà, di dolore.
L'amore vi fa capolino, perché l'amore è l'asse portante di un camminamento che esige una spinta propulsiva verso l'alto, una necessità di rapportarsi al cuore che fornisce l'energia per accettare anche le sofferenze:
"Era il tuo volto/ la prima parola dell'amore./ Io aggiungevo un sorriso/ con un battito di ciglia./ Così scendeva Dio/ sulle nostre labbra." (Cielo alla finestra).
La seconda caratterizzazione della poetica rescigniana è la concezione religiosa: il pensiero di Dio è esplicito nei versi dell'autore, che ontologicamente sintetizza il pensiero dell'Onnipotente con la condizione umana, necessitata dal paradosso di una forma precaria, di un percorso accidentato di trasformazione e di riscatto possibili: "Mi vedrai lentamente arrivare/ per consegnarti la mia ultima/ ora di mare: / Entrerò nel tuo giorno/perché della tua dolcezza/ che ti è amore sulle labbra/ io mi sazi."( Mi vedrai arrivare).
E ancora implicitamente è il Dio ad accostarsi alla nostra realtà quotidiana, ai nostri fendenti di guerra, alle contraddizioni, ai tormenti della miseria morale e del dubbio: "Siamo quelli che vorrebbero amare:/ / Noi siamo e non siamo:/ Siamo il respiro e il sospiro: /Vita e morte in ogni istante./ Ogni istante eternità e fine. ( Siamo e non siamo).
Implicitamente vi sono molte domande irrisolte in questa poetica, vi sono i grandi interrogativi, gli enigmi scanditi ritmicamente in una musica parallela a noi nota <la poesia> che sa individuare qualche lemma o concetto, tentare di fare aleggiare qualche pneumo soffio di vita, qualche principio di verità oltre noi, la qual cosa è poi la tensionale essenza della bella, alta poesia, quella che si fa preghiera e sa ristorare e rendere il silenzio più di mille parole. 
 


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