venerdì 17 giugno 2016

M. GRAZIA FERRARIS SU "DEL NOSTRO MAGGIO:::" DI ANNALISA RODEGHIERO




Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade




Annalisa Rodeghiero

Per Annalisa Rodeghiero

- Il tempo, i sentimenti, la natura, l’amore, il tema eterno del canto: qui la poetessa si cimenta con maggio, con le sue pigre incantate rinascite- il gelsomino in fiore inebriante e stellato, la magnolia esotica e avvolgente, misteriosa, i tigli festosi, il sole che rompe le pigre nuvole sulla città…e la gioia, del risveglio nell’incanto di profumi e di vita in una pienezza che diventa quasi impossibile a tradursi in parole tanto “gruma in gola”.
Cantare attimi di  felicità, così fragile e misteriosa, è ancor più arduo del cantare il dolore: il volo “dell’oltrealtezza” conduce nelle atmosfere dell’ineffabile della luce.
Solo del nostro maggio scrivo: una volontà preziosa e selettiva che nasconde l’altro che c’è pur stato e di cui forse non si vuol parlare. La Memoria può essere anche benigna.
La parola meravigliata per ascoltarsi e ricordare: la lingua si apre, esplicita, canta, ma sa anche alludere, centellinata in immagini, suoni e odori, pausata, decantata  e misteriosa

Maria Grazia Ferraris




DEL NOSTRO MAGGIO SCRIVO

Dorme ancora, quieta
sotto coperta di nuvole pigre, la città intera.
Solo per noi, svegli nell’incanto
s’alza dalla terra l’aroma
di certe albe insolite.
Placa l’anima, prima,
poi chiede stordimento.
Lo so, è sempre maggio
il mese dei  voli d’oltrealtezza.  
E in questo andare senza più ritorno
intero sento il respiro d’universo.
Sì, potrei cantare il gelsomino in fiore
che apre occhi come stelle
a inebriare l’aria intorno
all’ombra del mistero dei veli di magnolia
o i quattro tigli che svettano in crinale,
giostra d’api mai sazie
di ciuffi d’oro al sole.
Ma solo del nostro maggio scrivo
e so che la parola oggi non basta
e so che la pienezza gruma in gola.      


3 commenti:

  1. Qui si congiungono le impressioni, le malinconie di “questo andare senza più ritorno”, e il sentimento “ potrei cantare il gelsomino in fiore...”, le riflessioni e la deliberazione: “ma solo del nostro maggio scrivo”. Una giunzione equilibrata, con una relazione immediata tra parole senso e cadenza. Il canto delicato della Rodeghiero acquista, in modo semplice e naturale, forza e profondità.

    Brava come sempre Maria Grazia Ferraris.

    Ubaldo de Robertis

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  2. "Cantare attimi di felicità, così fragile e misteriosa, è ancor più arduo del cantare il dolore: il volo “dell’oltrealtezza” conduce nelle atmosfere dell’ineffabile della luce.".
    Questo intuitivo pensiero di Maria Grazia Ferraris coglie in tutta la sua pienezza l'armonia della bella lirica di Annalisa Rodeghiero. Già, perché la prima sensazione che viene comunicata è di ovattata, siderea, misteriosa e "insolita" felicità. E' come se "il mese dei voli d'oltrealtezza" (superba la scelta lessicale del neologismo) trasporti la poetessa oltre le nuvole che coprono la città: più su, dove respira l'universo.
    Lassù, dove non può dirsi a parole la bellezza dell'amore che adesso "gruma in gola".
    Complimenti,

    Sandro Angelucci

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  3. Leggo sempre con interesse e ammirazione gli scritti che la Prof. Maria Grazia Ferraris propone ai lettori di Leucade.
    Oggi mi rivolgo a lei con sincero stupore e sentita gratitudine per l’attenzione data alla mia poesia e per averne colto il senso più vero: quella volontà preziosa e selettiva di cantare- solo- l’incanto di un’alba di maggio, alba d’amore che in quanto tale, inevitabilmente conduce nelle atmosfere d’ineffabile luce, come lei ha acutamente sottolineato.
    La stessa luce che necessariamente esplode anche nella natura festante che partecipa al canto, testimone di una felicità fragile e misteriosa (complimenti per la scelta dei due aggettivi!).
    Ringrazio sentitamente anche Ubaldo De Robertis e Sandro Angelucci per i loro commenti.
    A Nazario Pardini, un caro abbraccio per avermi accolta, ancora una volta sugli scogli di Leucade ad ammirare la profondità del mare.
    Annalisa Rodeghiero

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