giovedì 2 giugno 2016

N. PARDINI: "LETTURA DI UN'ARANCIA" DI FRANCESCO CASUSCELLI


 

Francesco Casuscelli

 

Il poeta ci dice che la poesia non ha confini. Il suo palpito arriva generoso e vitale concretandosi nelle cose più semplici che la Natura ci offre; in questo caso in una arancia che fa da veste a sentimenti pregni di vita e di sorte; d’amore e di memorie; un frutto il cui succo è il cuore di una terra che Casuscelli porta con sé; la sua terra; sì, l’arancia ne è il simbolo con il colore, la polpa, il profumo, “in ogni spicchio il succo della sua vita”:

Ogni morso è un viaggio,
un andare per il verde giardino
dove crescono i rovi e fioriscono
inosservate le  giunchiglie.

C’è chi sogna la sua terra reinventandola, idealizzandola; Francesco la vede in tutta la sua realtà, nei fenomeni più concreti, nelle immagini più corpose. Ricorrere ai ricordi, ai momenti più genuini di fanciullezze lontane, di giardini lasciati alle giunchiglie, dove si respirano incorrotte le orme impresse nelle memorie, è cosa umana; è quell’ingrediente che dà sapore al nerbo del verso.
E’ qui che il poeta ri-vive; è qui che torna a casa, quasi scusandosi delle sue lontananze. Un ritorno zeppo di affetti, di angoli ritrovati, di aromi rinati. “E’ dopo un viaggio in cerca di falsi miti che si apprezza quella verità che avevamo davanti agli occhi ogni istante” afferma Joachim du Bellay .   Il ritorno può essere ideale, o fisico;  onirico o concreto, il fatto sta che in ognuno di noi è sempre presente il senso di un ritorno; qui lo contiene già il “viaggio tra aromi di terra e silenzio/ a rammemorare i canti del vento/con cui arpeggia la nostalgia”.

 Nazario Pardini



Un’arancia


Un'arancia, cosa può essere
un frutto dopo esser colto;
un piacere pregnante e succoso!
Quant’è lontano il suo sapore
e quant’è ricco il suo sapere.
Viene dall’albero che insieme
mettemmo a dimora ed affrancò
le radici al grembo della memoria.
D’un bel colore l’esperidio ha raccolto in sé
l’acqua della pioggia, i nutrienti dal suolo
e il caldo sole del mezzogiorno,
di quella terra a cui appartiene e io appartengo.
Lo colsi per portarlo con me lontano
in questo luogo asettico e caotico,
per gustare in ogni spicchio il succo
della sua vita. Ogni morso è un viaggio,
un andare per il verde giardino
dove crescono i rovi e fioriscono
inosservate le  giunchiglie.
Tra aromi di terra e silenzio
a rammemorare i canti del vento
con cui arpeggia la nostalgia





2 commenti:

  1. Resta ben poco da dire dopo l'introduzione superba del caro Nazario. Posso solo aggiungere che il poetare di Francesco Casuscelli evoca le Odi agli oggetti quotidiani contenute nelle "Nuove Odi elementari" del grande poeta cileno Pablo Neruda. Egli ha tessuto Odi al carciofo, alla cipolla ... E il Nostro lascia che l'immaginazione torni sui passi del Premio Nobel, con la sua arancia che "Viene dall’albero che insieme /
    mettemmo a dimora ed affrancò /le radici al grembo della memoria". Gettiti incontenibili d'immagini, che sottolineano l'estasi del poeta, la sua capacità di inanellare metafore... L'arancia è l'occasione per sviluppare un'acuta osservazione verso oggetti e momenti, spesso trascurati. Poderosa la capacità di Francesco, altrettanto poderosa la mia ammirazione...
    Maria Rizzi

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  2. Desidero ringraziare di cuore il professore Nazario, per il bel commento alla mia poesia, capace di entrare negli interstizi del mio pensiero andando oltre l'immaginazione, dandomi inoltre lo spazio sulla sua luminosa isola. Un grazie anche a Maria Rizzi per l’attenta lettura e il gentile commento

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