lunedì 19 settembre 2016

MAURIZIO DONTE: "CANZONE-FROTTOLA"


Maurizio Donte collaboratore di Lèucade











Frottola, sei stanze più la coda
aBbCcDdAaBEeBF(f5)A...aBCcBD(d5)A

È così strano il Donte
Canzone frottola

È così strano il Donte,
da non sapere nulla di poesia,
neppure cosa sia.
E così, ragionando, infine è giunto
- e ve lo dice appunto-
a questa conclusione: non gli porta
la musa alcuna sorta
di bene. Erto lo conduce al monte,
al di là di quel ponte,
uno stretto sentiero: è una via
aspra, che solitaria ed insicura
si va facendo dura,
fino a fargli pensare- mamma mia-,
quanto rattrista questa insana vita,
che s'è sfinita, così messa a prova,
e il dolor cova fino dalla fonte.
E corre via nel vento
questo mio tempo che va e poi finisce 
e l'anima stupisce,
aprendo gli occhi quando appare il vero.
Ad essere sincero
del passato ben poco si ricorda,
nell'andare si scorda
dolori e gioie, allegria e lamento,
ma dentro me s'è spento
in questo istante - cara mia - e svanisce
il senso d'umiltà, di sudditanza
che avevo, nella danza
che gira e gira, in ultimo sfinisce
il mio pensiero. Poi mi si dipana
qual fil di lana, tutto quell'imbroglio
ed il mio orgoglio cresce e ben lo sento
d'esser molto diverso
da tutti gli altri: dilaga il deserto
intorno, di concerto
allo stupor per quanto scrivo. Porte
apro alle cose morte
da tempo immemorabile, davanti
a cui nessun va avanti
e forgio le parole in questo verso
strano; gusto perverso
trovo a stupire, a seminar sconcerto
in giro. E passan l'ombre attorno intanto,
mentre sol per voi canto
una canzone antica e mi diverto
a trovar nuove, incredibili rime,
che son le prime udite dal Trecento.
Ne son contento, né mai il tempo è perso
a seminar parola
intorno, che sia notte oppure giorno.
Sempre per voi le sforno,
rapide o lente, dicono il dolore
e parlano d'amore,
o di speranze liete e meno liete:
di tutta questa sete
che mi tormenta l'anima ch'è sola,
s'alza sulle ali e vola,
e va cercando comprensione intorno.
Nulla di tutto questo le vien dato,
tale il suo triste stato.
Di roccia in nube va, guardando attorno
dove mai possa trovare conforto;
quel tempo è morto: restan le rovine
di quella fine, e il vento le desola.
Ed io non so davvero
cosa possa valere oggi il mio stile,
considerato vile
dai sommi anziani vati del sonetto.
Ebbene si, l'ammetto,
sono deluso e nella stuporosa
rabbia vibro, e una cosa
mi chiedo ancora, che ci sia di vero
e possa esser sincero
qui, dove son gli altri a tirar le file
della tua vita, decidendo il bello, o
lasciandoti al cancello,
a domandarti invano nella bile
amara, cosa di quello che hai scritto,
storto era, o dritto. Non si saprà mai
e sono guai, e vedo così nero.
Invero mi tormenta
un tal pensiero, che vaga sospeso
e non s'è mai arreso
alla ragion che certo non capisce
e mi sfugge, e svanisce
in una nebbia vorticosa, e gira 
attorno e si ritira
nell'attesa, che so esser vana e spenta,
- e che pure spaventa-
del tempo che dipani il filo appeso
ai rami, che sian storti, oppure dritti:
certo, son molto fitti.
Il nulla vedo dietro, e sono leso
in cuore e nella mente che divaga,
e non s'appaga al venir del silenzio,
e beve assenzio e il battere rallenta
e la sua fiamma è spenta:
discende al nulla, il tempo a lungo appeso
alla speranza, resta nel passato,
muto, quello che è stato.
Niente lo cambia, e a lui mi sono arreso.
Scivola intorno, il giorno atteso in cuore,
mentre il dolore dentro me s'accende
e non mi rende nulla, e mi tormenta.

Maurizio Donte
(Canzone- frottola)


Nessun commento:

Posta un commento