sabato 1 aprile 2017

CLAUDIO VICARIO "INEDITI"


Claudio Vicario









Marzo

Dolci distese in fiore,
e sponde, e siepi
al risvegliarsi di odorosi giorni
che dipingono il corpo
con tratti di poesia
distesa in pudor di vita,
in candidi tepori
dischiusi in petali di peschi.


Un viaggio nel passato

Un viaggio nel passato,
sul panorama di una vita,
mi sono inventato per te,
come un naufrago
s’inventa un approdo,
come il gelido vento
s’inventa la terra
piegando le canne
e le cime dei pini
che sembrano danzare
sotto la pioggia,
chiuso tra queste mura
nel quale la tristezza
è un vivere per abitudine
giorni piatti tra ombre vuote
che seguono le stagioni.
Triste e solitario,
mi immergo
tra foglie ingiallite
sparse dal vento,
da quel vento
che fa volare le tende
e sbattere le finestre
di queste stanze vuote.


Vorrei svegliarmi…

Le mie parole volano nel vento,
non mi appartengono,
neanche le virgole mi appartengono,
evanescenze si aggrappano ad un’ombra
con mani screpolate, doloranti,
in un angolo di sera che precede la notte
nell’atteso volgere del giorno non mio.
Lo scirocco infuocato non riesce a violare
morbide colline di vetro soffiato,
marmo scolpito da mani di artista
che tracciano la carne e sfuggono da spazi
che paiono liberi, ma troppo lontani,
isole che galleggiano nascoste alla vista.
Un raggio di sole cavalca onde tremule,
palpitanti, che vibrano tra boschi ed incendi.
Mi fingo distratto dal sapore dell’eternità
senza tempo e cerco di guardare
sotto, dietro, tra parole che fanno male,
a volte taglienti come lame affilate
che cancellano momenti di sogni fuggenti.
Vorrei svegliarmi da questo incanto,
per non annegare in una vuota illusione.

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