lunedì 26 giugno 2017

MARIA RIZZI SU "PER VIVERE ANCORA" DI ANNA VINCITORIO







Anna Vincitorio: per vivere ancora. Guida Editori. Napoli. 2012. Pg. 136. € 10,00

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade



E’ stato davvero suggestivo calarsi nel romanzo autobiografico di Anna Vincitorio “Per vivere ancora” dallo stile originalissimo, caratterizzato da salti verbali, descrizioni veloci, eppure quanto mai incisive e da una pacata energia espressiva.
L’Autrice inizia il suo viaggio nella memoria dalla città dov’è nata, Napoli, e la descrive come regina e come cagna che si lecca le ferite. In Napoli alberga il bene e il male, come in ognuno di noi, secondo la visione eraclitea dell’esistenza. E, nel’ottica della Scrittrice è luogo molto amato, rappresenta l’origine, la radice, la patria, l’isola più calda e pulsante della memoria.
Nel leggere il testo, che ha carattere, a tratti diaristico, intimista, non intimo, sembra di sentir parlare Anna con la sua voce argentina e ricca di sfumature, di colori. La narrazione è fruibile, calda, appassionata e i luoghi, i topos sono visibili e vivibili. La capacità di contestualizzare è tale, che si assorbono i profumi, si vivono le tensioni, la rabbia, l’impotenza, che ella prova per Napoli, amore lasciato troppo presto e città che accosta al Giudizio Universale, in quanto caratterizzata da violenza, dolcezza, arrivismo e compromessi.
Lo scorrere del tempo, nel testo, non segue il ritmo canonico. I ricordi, spesso, fungono da introduzione alle situazioni presenti; gli stati d’animo vengono ricondotti al carattere dell’Autrice, ‘solitario, e teso alle fantasticherie’.
E la saudade non è vissuta come malinconica nostalgia, ma come filo conduttore di un’esistenza in perenne movimento tra i territori del passato e le storie del presente.
Il breve capitolo “Tra veglia e sonno”, per esempio, rappresenta una sosta forte, catartica per Anna e per noi lettori, sul momento del distacco definitivo dall’amore. Vi si riscontrano stilettate poderose di nerbo narrativo, calore, buio, luce, dolore che trafigge, come la luna trafigge la notte.
Le vicende di Anna, che ha lasciato Napoli per trasferirsi a Firenze, dove risiede attualmente, sono scandite da riti quotidiani
sempre uguali, sonni tormentati, abitati spesso da figure letterarie,  solitudine e forza di affrontarla con coraggio, da giunco, non da albero millenario, giacchè il giunco, si sa, resiste, a ogni tempesta.
Il romanzo è diviso in due parti e la seconda, che l’Autrice intitola “Ritratti” è una galleria delle figure familiari e delle persone che hanno abitato i suoi giorni. Li tratteggia con tale maestria, che si prova la sensazione di incontrarli, di provare nei loro confronti
sentimenti simili a quelli che prova Anna.
Un testo che lascia tracce profonde nell’anima del lettore, in quanto affresca le verità dell’ esistenza, a tratti con levità, a tratti con coinvolgimento passionale, e induce a porsi domande, a fare riflessioni.
“Per vivere ancora” con quanti amori e con quanti demoni occorre scendere a patti?
L’autobiografia è una forma letteraria di grande coraggio, in quanto l’Autore / autrice mette in gioco le
storie, i luoghi, le persone, i sentimenti che hanno contraddistinto la propria vita. Anna si cala in questo libro con leggerezza, senza enfatizzare gli eventi.
E’ la stessa donna che coloro che hanno la fortuna di conoscere, sono consapevoli che sa dire lasciando volare le parole, sa arrabbiarsi tra uno scoppio di riso e l’altro, sa piangere seminando rose in mezzo alla strada…

                                               
Maria Rizzi  

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