lunedì 25 settembre 2017

N. PARDINI LEGGE: "PIOGGIA SU RAPALLO" DI MARCO DEI FERRARI


Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade
Col solito stile singhiozzante, Marco dei Ferrari ci descrive un giorno di pioggia a Rapallo. Tutto fugge e tutto ritorna in questa poesia; tutto si trasforma per essere più reale, ultrareale, surreale sotto la penna acuta di uno scrittore che, attraverso i congegni stilistici del suo repertorio, si affida a nessi iperbolici, stucchi di sapore barocco, cornici di fattura neoclassica, sperimenti di futuristico alone, configurazioni di potente intrusione, mediazioni di metaforicità, tocchi, suoni, echi, riverberi, luci, nebbie, univerbazioni, unità sintagmatiche, cavalcate verbali per una poesia nuova e immaginifica: gocce struccate, Cattedrale di secoli muti, venti che appaiano Confraternite, turisti che s'inchinano s'inchiudono... s'imbevono... s'aggrumano... s'assonnano..., barche di giardini, negozi parcheggiati, scrosciare di settembre su Rapallo. Tante invenzioni di neologica fattura, tante sinestesie galoppanti, tanti traslati creativi, tanti accorgimenti verbali, tante iuncturae di potente visività; ogni parte della poesia cospira a ché ignote angosce serpeggino nell’aria; si facciano anima di un autunnale visione; di un brumoso alentour in cui gli attori della storia si sfumano o si bagnano; si storcono o si annebbiano; si scoppiano o si accoppiano; si perdono o si sperdono; si ignorano o vagano; ci sono e non ci sono. Ma c’è uno spirito che ingoia, che trita e macina la realtà, zuppandola dell’attimo in cui vive; dell’attimo in cui gli si presenta, dandole fiato ed energia, umore e tristezza; confondendosi, egli stesso, fra gli  anfratti che lo assorbono e lo sentono; che lo piangono e lo bagnano, lo intridono della loro esistenza; insomma c’è un  sentire che si dà alla pagina  in moli di reti, in barche di giardini, in sfilo d'alberghi, in piazzette di mercati, in parcheggi di negozi. E piove. E scroscia settembre sulle cose, sugli uomini, sulle idee, sui fatti; gioca settembre con gocce struccate; gioca su stranieri che vagano spersi in stagioni di pioggia; su autunni che suonano violini al ritmo di piogge cadenti.

 Nazario Pardini

  
PIOGGIA su RAPALLO

Riflessi bagnati d'asfalto
incrociano semafori cromi
fra passi felpati di gocce
struccate...
s'incerchiano viuzze smarrite
brusii d'acqua ornano cristalli
in drink – clipper variopinti...
Cattedrale di secoli muti
vigila sinfonia
notturni silenzi
bianconere Confraternite
spaiate dal vento appaiate...
Cielo turbìno
scuote ignote angosce...
ignari turisti senza meta
s'inchinano s'inchiudono...
s'imbevono... s'aggrumano...
s'assonnano...
assordi fragori
per moli di reti, barche di giardini, sfilo d'alberghi,
 piazzette di mercati, parcheggi di negozi
Polipo e Castello scombinano
settembre scrosciante
su Rapallo
  

Marco dei Ferrari

6 commenti:

  1. Tanto la pioggia è assente sull'isola, che questi versi mi hanno da soli fatto gioire del tamburellare delle gocce sui vetri, come le avessi sentite, annusate e mi fossi inzuppata a mia volta...in mezzo a questi altri turisti smarriti che ancora aspirano al sole e ci rendono orfani di casa nostra
    Grazie Marco, ancora una volta, per la suggestione e le carezze delle tue parole...

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  2. Nazario Pardini, che ringrazio, interpreta brillantemente, in modo non convenzionale, sensazioni, attimi affinità compositive che caratterizzano il mio settembre di Rapallo. E' un'interpretazione da par suo che lascia un tracciato qualificante ed incisivo nel mio esercizio quotidiano di tentativi letterari.
    Marco dei Ferrari

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  3. Alle parole di Nazario c'è sempre poco o nulla da aggiungere, anzi può capitare che il suo commento sottragga all'Autore presentato gran parte dell'attenzione di chi legge. Ma qui ci troviamo di fronte ad un Poeta tutto sui generis, un autore che pur rivelando da subito la personale identità, non finisce mai di stupire per la gamma della ingegnosa creatività. Se lo stile di Marco dei Ferrari è inconfondibile è però sempre nuovo il suo dinamismo verbale. Marco è l'autore delle acrobatiche metamorfosi lessicali con cui tende a confondere il lettore ignaro, forse messe lì a mascherare il comune significato per diventare un insolito curioso significante..E' questa la firma dell' Autore, del Poeta che inventa fantasie su scenari reali, con penna vivace colorita nervosa e sofferta. Ne risulta una sorta di contrasto tra il dire e il sentire del Poeta.
    Nelle opere di Marco trovi sì la poesia con il corteggio delle sue componenti-armonia , lucentezza, passionalità...-ma indovini anche il freno che lo trattiene nel pudore di non lasciarsi andare. Autore sempre originale e personalissimo in un genere di poesia più volte detta innovativa.
    In questa "Pioggia..." colpisce la serie delle immagini che si susseguono quasi con frenesia, in una dinamicità ricca di una forte plasticità impressiva.
    Edda Conte.

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  4. La senti caderti addosso,scrosciare su di te,con tutto il rumore sibilante dei suoni onomatopeici e ti senti rapire da un clima coinvolgente.
    Sei immersa nell'opera d'arte, come se si trattasse di un quadro vivente di parole.
    Cammini tra i suoni , quasi una danza,ti par di ballare e cantare sotto quelle gocce che,nonostante tutto,ravvivano lo spirito del luogo.
    Sei a Rapallo con Marco,con quei turisti bagnati ,li accompagni con il tuo pensiero, viaggi dentro metafore e silenzi.
    La poesia di Marco ha il potere di rendere viva e vicina ogni cosa!

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  6. Sempre suggestivo il dettato poetico di Marco dei Ferrari, che fa leva sulla sonorità della parola per suscitare l’emozione di un luogo che diventa anche nostro nella cornice di immagini, sensazioni, pensieri, che ci comunica il poeta. Luci e suoni si intrecciano in una composizione sinestesica: cromie dei semafori, clipper variopinti, bianconere confraternite, si accompagnano a passi felpati, brusii d’acqua, sinfonia, notturni silenzi, assordi fragori, fino a creare un paesaggio dell’anima che rivela angosce e scombina il paesaggio reale, restituendone una cifra surreale. E la pioggia su Rapallo sembra non dover finire mai, rappresentata così, nell’epifania di un attimo che la poesia rende eterno: E cielo e terra si mostrò qual era…cantava Pascoli.

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