lunedì 2 ottobre 2017

PIETRO RAINERO: "IL QUARTO PORCELLINO". RACCONTO


                       Il quarto porcellino
                                          
Pietro Rainero,
collaboratore di Lèucad
e
                          

Buongiorno, bambini.  Conoscete la favola dei tre porcellini, vero?
I tre fratelli costruirono casette di paglia, legno e mattoni ed il cattivo lupo Ezechiele distrusse le prime due mentre nulla potè contro la terza.  Esatto, proprio questa fiaba.
Quello che ignorate è che esiste una continuazione: proprio così.
Appena Ezechiele, con la coda ancora fumante, seppe che in realtà i fratellini erano quattro, subito si mise in cerca di questo ignoto porcellino di cui conosceva solo il numero di telefono.
Chiamò immediatamente l’apposito servizio telefonico che consente di risalire all’indirizzo di un abbonato ed ebbe la risposta desiderata: Porcello Disù , base artica 24, Polo Nord.
Ezechiele non era riuscito a cuocersi arrosto i porcellini Diquì, Diquà e Dilà, ma certamente non avrebbe rinunciato facilmente al quarto, fosse perfino in capo al mondo ( e lo era ).
I preparativi furono febbrili: acquistò un giaccone nuovo, imbottito, da indossare sulla pelliccia, comprò viveri e riviste e infine prenotò l’aereo.
Partì dalla Malpensa con destinazione Oslo.   Trascorse l’intero viaggio sfogliando una rivista di arte culinaria che spiegava dettagliatamente come si prepara una coscia di porcello alle spezie.
 Era ossessionato dalla carne di maiale, la sognava continuamente, ad occhi aperti, in tutte le salse.
Atterrò verso sera in Norvegia: freddo glaciale, disumano.
Mangiò in tutta fretta un misero panino e s’informò poi su come proseguire il viaggio.
Non esistevano collegamenti aerei con il Polo, inutile insistere.
Fu una mazzata: gli si drizzò ancor di più il pelo, la pressione andò a 1000, sentiva un macigno sullo stomaco.   Si immaginava già di dover allestire una slitta trainata da cani ( sic! ) per cercare di
arrivare sulla banchisa immacolata, con la prospettiva ( sicuramente poco allegra ) di impiegare mesi per giungere a destinazione.
Per caso la mattina seguente, a colazione, scorse su un quotidiano la notizia che era in procinto di partire, proprio per il Polo nord, una spedizione di esploratori, i quali si sarebbero serviti di un dirigibile. Si unì agli impavidi in partenza, facendosi passare per un professore di geologia
della Sorbona.   Vorrei sottolineare che il nostro buon amico non aveva una strategia da seguire, una volta giunto sul  posto, ma confidava ( un po’ troppo ) nelle sue capacità d’improvvisazione e
presenza di spirito ( attento, Ezechiele, il porcellino è furbo!).
L’avventuroso viaggio ( freddo boia, cibo scarso, conversazione nulla e non aggiungo altro ) si concluse con un atterraggio da brividi, non certo solo per la temperatura, fra orsi e foche
decisamente perplessi. Ezechiele abbandonò al loro destino i compagni e si incamminò di buona lena in direzione della base artica, che si scorgeva in lontananza.
 Arrivò intirizzito ed affamatissimo alle più vicine costruzioni, domandò ai rari passanti del porcellino Disù ma non ottenne risposta ; un pinguino lo guardò con commiserazione ( vi chiederete senza dubbio cosa ci stava a fare un tale uccello al Polo nord, me lo domando anch’io ).
Cominciò a bussare a tutte le porte, sempre più eccitato; nessuna risposta, niente di niente ( attento, lupo, il maialino è molto furbo!).          
 Finalmente, dopo vari tentativi, s’imbattè nell’igloo contrassegnato dal numero 24.
“Oh…. “ pensò “ vediamo se con una casa di ghiaccio avrò più fortuna che con quelle di paglia, legno e mattoni” ( voi che ne pensate? ).
Bussò.    Nulla.     Si appoggiò leggermente alla porta di legno, la quale si aprì di pochissimo.
Indugiò un attimo ( attento, caro lupo ) poi aprì con decisione i battenti, non udendo alcun rumore.
Nell’igloo non vi era nessuno; in compenso scorse sul piccolo tavolo centrale una ricca colazione già pronta e molti ceppi di legna accanto alla stufa.
La tentazione di sedersi al calduccio a mangiare era forte ed egli era MOLTO affamato e MOLTO infreddolito: infine si decise e si sedette ( peccato che il quarto porcellino fosse molto, MOLTO
furbo).   Mentre, al massimo della concentrazione, stava trangugiando yogurt, mirtilli, uova,
focaccia, uva, marmellata, prosciutto e una mezza dozzina di altre leccornie, tutte insieme, sentì senza farci eccessivamente caso un “ Click!” provenire dall’ingresso. 
Terminata l’abbondante, a dir poco, colazione si riposò un po’ ed indi si diresse verso la porta per uscire a cercare la sua vittima.        
“Accipicchia, la porta non si apre!” pensò “ mi hanno chiuso dentro”.
“Beh… aspetterò con calma che Disù venga ad aprirmi e me lo mangerò in un sol boccone; dopotutto cibo e legna non mi mancano di certo” ( Ah! Che ingenuo! )
 Dopo qualche ora ricominciò ad avvertire brividi di freddo ( cari bambini, i porcellini che abitano al Polo sono esperti a livello mondiale in materiali a basse temperature, questo però Ezechiele lo
ignorava ). Prese una manciata di rami secchi e la gettò tra le fiamme. Questa scena si ripetè altre volte perché la temperatura non si alzava a sufficienza.
Ezechiele buttava legna sul fuoco, sentiva freddo, buttava sul fuoco altra legna, sentiva ancora freddo, metteva altra legna e così via.
Finalmente sentì un confortevole tepore che dalle membra si diffondeva dappertutto nel suo corpo.
D’improvviso ebbe caldo, molto caldo. Si tolse il bel giubbotto nuovo, ma continuava a sudare, l’igloo adesso era un forno, quasi si bruciava.  
Qualche goccia cominciava a piovere dal soffitto, cadeva sulla calda pelliccia del nostro amico ed evaporava istantaneamente.
Poi, del tutto inaspettatamente, per uno strano fenomeno fisico che accadeva solo ai Poli una volta ogni tre milioni di anni ( ma Disù padroneggiava a menadito l’argomento ) tutto il ghiaccio dell’igloo si tramutò in acqua in meno di un batter di ciglia.                                                                                                                                       
Una valanga di acqua si riversò sul povero lupo che si ritrovò inzuppato fino al midollo sulla distesa di ghiaccio artico, senza più riparo.
Ghiacciò completamente in circa un decimo di secondo.  Se vi capiterà di passare per il Polo nord vedrete numerose costruzioni adibite a laboratori e ripari, case e magazzini, alcune persone
intente a scrutare il cielo fornite di strani marchingegni, qualche orso, poche foche, un pinguino e  …. beh, sì,….. proprio nei pressi della bandiera una splendida scultura di ghiaccio raffigurante un
lupo.                             
Andate ad ammirarla da vicino:   Ezechiele è ancora là ad aspettarvi!

Pietro Rainero


2 commenti:

  1. Le sue favole sono molto graziose. Glielo dice una che il tempo delle favole lo ha passato da un pezzo ma che si diletta anche lei in questo tipo di scrittura. Complimenti

    Carla Baroni

    Carla Baroni

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  2. Complimenti per la sua esposizione narrativa che arriva con immediatezza lasciando nell'anima il desiderio di nuove letture. Veramente piacevole e ricca di senso...
    Riccardo

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