sabato 2 dicembre 2017

N. PARDINI LEGGE: "I MIEI DUE CUORI NOMADI" DI OMAR RIZQ

Omar Rizq. I miei due cuori nomadi. Il Canneto Editore. Genova. 2017. Pag. 212. € 15,00


Una storia, una vita di incontri, di affetti, di memorie, di vicissitudini di forte emotività che, in braccio ad una narrazione di urgente impatto personale, si snoda su un tessuto agevole e ontologicamente intricante; su una scrittura che, sgorgata da un’anima schietta e istintiva, non di rado raggiunge momenti di lirica valenza; di vera prosa poetica: una confessione libera e a tutto tondo di grande attualità. Come scrive Vittorio Coletti nella prefazione: “Negli ultimi anni la più avanzata narrativa occidentale si è lanciata in un genere che, con un anglismo, è stato chiamato “autofiction”, cioè racconto da parte dell’autore di fatti veri della propria vita, riportati molto fedelmente  ma in maniera che li si può credere una finzione, un’invenzione… E’ la storia di un bambino genovese conteso da due genitori, due lingue, due mondi. Figlio di padre palestinese e di madre italiana Omar è stato suo malgrado una delle prime vittime di un contrasto tra culture, tradizioni, religioni che oggi è esploso in maniera drammatica anche per tutta la collettività  europea”. Si legge in quarta: “La battaglia emotiva dentro di me era potente come l’energia dell’acqua nel punto di incontro fra un fiume e il mare, e cominciava a rivelare sempre più chiaramente le mie due nature, i miei due cuori nomadi, quella condizione che mi faceva sentire né carne né pesce, uno straniero ovunque, sconosciuto persino a me stesso”. Il suggestivo e affascinante racconto inizia con i due assi portanti della storia: il padre: “Non ho un primo ricordo di mio padre, ne ho quattro. Non saprei collocarli in un esatto ordine cronologico ma sono per me tutti primi, perché “primordiali”…, la madre: “Di mia madre, sì, ho effettivamente un primo ricordo. Avrò avuto massimo tre anni. Sono in piedi in cucina, vicino al tavolo, e dalle mani mi cade un bicchiere di vetro che si frantuma al suolo… sentivo che mi avrebbe rimproverato poiché troppo apprensiva, troppo preoccupata che mi fossi fatto male… Sì, direi che era più mortificazione che paura…”. La storia continua con una scioltezza di linguaggio ed una vivacità sequenziale da tenerci avvinti fino alla fine: pagina dopo pagina; fatto dopo fatto per la sua scottante attualità data in pasto ad un dire che sgorga chiaro come l’acqua alla sorgente. Da I miei ricordi. Svolgimento: “Quando avevo sei anni e mezzo ed ero in prima come tutti i giorni il mio papà è venuto con la sua macchina a prendermi a scuola. E mi disse: <<Vieni che andiamo a prendere il tuo zio all’aereoporto>>… Poi stavamo andando sull’aereo del Kuwait ma io ho pianto e tiravo il papà. Però alla fine siamo partiti”; a Diario I, Luoghi e volti esotici, Diario II, Deserto e guerra,… L’autunno nell’estate: “… la sensazione  di libertà estiva leniva il pensiero della lontananza dall’Italia ma la lacerazione dentro di me era forte, perché il ricordo dei fatti recenti e la consapevolezza di cosa era ri-accaduto era insopportabile… Dovevo  veramente tornare in una scuola araba? Di nuovo?...”… L’ombra della cattiveria, Dal profano al sacro,  Sorpresa alla finestra: <<A due anni dall’ultima volta in cui avevo visto mia madre scomparire dietro quella porta che si chiudeva, e quindi a nove anni compiuti, con mia grande sorpresa scoprii che i colpi di scena non erano finiti: mio padre mi comunicò che di lì a qualche giorno non solo avrei potuto rincontrarla, ma anche che sarebbe stata a casa nostra per qualche giorno… Mancavano pochi giorni al suo ritorno in Italia e, presa dalla disperazione, una mattina le chiesi di lasciarmi dei soldi: una volta partita avrei preso  un taxi per andare all’ambasciata, le giurai che ce l’avrei fatta. Cedette e mi diede un po’ di dinari giordani ma il giorno dopo si tirò indietro: “Ho paura che ti succeda qualcosa…”>>… Scuola di vita, Buone e cattive compagnie, La fine dell’innocenza,… I MIEI DISEGNI, Né carne né pesce: “… Venni contattato dalla gloriosa TV di Stato per raccontare la mia storia nel  talk show di turno. Pensai che fosse il primo vero colpo di fortuna e che qualcosa potesse cambiare nella mia vita di profugo del lavoro… ci eravamo aspettati una vera e propria intervista con un noto conduttore nell’ambito di un dibattito incentrato sul tema sociale del lavoro e della discriminazione… ma nulla di tutto questo… Ecco cosa mi chiesero di limitarmi a dire: Buongiorno, mi chiamo Omar Rizq e vengo da Genova. Ho 25 anni, sono italiano di madre e palestinese di padre, sono nato in Italia e sono bilingue. Sono qui per protestare; tempo fa sono stato discriminato per la mia origine araba, ora invece sono stato rifiutato a un concorso per mediatori culturali perché sono italiano. Insomma possibile che in Italia appartenere a due culture sia considerato un limite?...”. Il libro si chiude con il DIARIO DI UNA MADRE, in cui si mettono in evidenza l’amore e i sacrifici di una mamma condannata a sofferenze di situazioni familiari tristi e dolorose: “… Per tuo padre ho sacrificato quindici anni della mia vita. Prima l’ho fatto laureare, aiutandolo a studiare, perché prima di conoscermi passava più che altro il suo tempo a fare il turista per tutta Italia…”. Un romanzo di una spontaneità cocente e coinvolgente; un diario che da fatti personali si traduce in emozionanti risvolti oggettivi; trasversali; riguardanti tutti noi  per le complicanze di una cultura e di una società che ci toccano da vicino.
E da parte mia non posso far altro che consigliare ai nostri lettori un tuffo, anima e corpo, in una storia che senza dubbio li arricchirà a livello culturale e umano. I pochi cenni testuali riportati hanno la funzione di introdurvi in questa vicenda: il compito del critico è quello di introdurre e non di rivelare.

Nazario Pardini



Omar Rizq si è laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere nella sua città natale, dove poi ha insegnato per quattro anni lingua araba agli studenti. Attualmente lavora come impiegato, sempre a Genova.

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