lunedì 5 febbraio 2018

N. PARDINI LEGGE: "OPINIONISTA" DI AMBRA SIMEONE

Ambra Simeone. Opinionista. Casa Editrice Limina mentis. Villasanta (MB). 2017

La liricità nascosta di Ambra Simeone


Copertina


Quarta

Per scrivere sulla poesia di Ambra Simeone bisogna sbarazzarci di ogni sovrastruttura letteraria, di ogni pregiudizio poetico, di ogni prefisso condizionante, di ogni visione che possa in qualche maniera pregiudicare l’obiettività di un discorso: quindi lasciamo da parte modernismo, neoavanguardia, neorealismo, crepuscolarismo, ermetismo, pittoricità, soggettivismo, memorialismo,  verismo, lirismo psicologico, naturalismo oggettivante, o che che sia. Per capire la sua realtà epigrammatico-strutturale è estremamente necessario impossessarci del suo dizionario, degli accostamenti verbali, della efficienza comunicativa, delle iuncturae che, con naturalezza, mirano a trasmettere la sua complessa semplicità emotiva. Il discorso si fa concreto, amabile, nuovo, impellente, forte di una quotidianità vissuta, pensata e meditata. E non è che Ambra ti voglia convincere delle sue posizioni, del suo modo di credere e di pensare; no, quando abbonda di termini, quando ripete una mossa lessico-fonica, quando si sofferma su un pensiero affidandolo ad un  percorso narrativo a volte spossante, senza attimi di riposo, lo fa per naturalezza dacché rientra nella sua vivacità comunicativa; nel suo proteiforme ma compatto e ben solido messaggio linguistico. Ed è così che ci avviciniamo ad una scrittura personalissima, zeppa di formule aritmiche, di proposte o di rifiuti di condizioni che tutti  noi viviamo quotidianamente, magari nell’indifferenza, ma che lei scarnifica,  riflettendoci; prolungandosi su tali  questioni all’apparenza semplici ma che pretendono approfondimenti umani e sociali. E non è detto che la sua immersione in figure e oggetti di giornata (tovaglia di plastica,  cellulari spenti, bottiglie mezze piene, tovaglioli di carta, frutta secca, sporco seccato, cose che mancano, computer, strofinacci, elenchi per la spesa, di film, la noia, la dimenticanza, ed il piacere di pensare oltre che a quello di vedere) non è detto che non rivelino quella intimità che la scrittrice tende a nascondere in un cerchio di apparenza modulare. Non è difficile scoprirla con un’anima ricca di passione e di abbrivi emotivi che incalzano la sua narrazione, dacché ella ama, sente, partecipa alla vita con virulenza, indaga le cose col cuore più che con gli occhi. E magari ripensa anche a quello che ha immagazzinato; lo rielabora, e ce lo offre attorniato da un sentire  fresco e genuino. Tutto quello che ha davanti le serve a cristallizzare stati d’animo momentanei e duraturi; è così che scopriamo una scrittrice di folta intensità ontologica, di polisemica significanza esplorativa. Ed è naturale che tanto sentire abbia bisogno di altrettanto spazio per potersi oggettivare; il suo linguismo si articola, si espande, si sgrammatica,   si proteizza (da Pròteo) per seguire le richieste di un pathos tanto complesso quanto articolato. Non credete ad una Ambra che riduce la sua poetica al rifiuto di cervelli liofilizzati, o di culi rosa dei maiali o di frasi edulcorate;  il suo percorso è ben altro: è quello di un’artista che ama volare, prendere la rincorsa da un pavimento da sciacquare per levarsi con ali possenti verso alcove tanto ampie da poter contenere tutta quanta la sua complessità lirica; tutto quanto il mondo che si nasconde fra le chiacchiere che ognuno spara senza freni: “ecco ormai ognuno può dire qualunque cosa gli esce dalla bocca a sentire quel che dicono certi intellettuali al posto dei vecchi marinai…”. E’ allora che la si può scoprire nella sua vera identità; sì, quando tira le fila: “prima che si distrugga lentamente la tua voglia, sbrigati e fai altro fai tutto quello che possa sembrarti niente di fronte a quella sola voglia, prima che vi succeda fate altro, un qualcosa che non  c’entri affatto con tutta quella roba innata e maledetta che chiamate ancora voglia, allontanatevi drasticamente da tutto quello che credete debba far parte di quel mondo vicino o affine, perché non c’è un mondo abbastanza giusto…”.
Un parenetico manifesto dettato da un’anima cotta a puntino per tradursi in vera voce lirica.


Nazario Pardini

4 commenti:

  1. Questa "lettura " di Pardini, a prescindere dalla interessante puntualità del commento, ha il pregio di accendere l'interesse e la curiosità.In un poeta lirico di gusto classico quale Nazario Pardini colpisce ancor di più questa presentazione di una poetessa fuori dal coro; sicuramente invita a ricercarne la lettura originale e integrale. La mia curiosità - il mio interesse- trova motivo soprattutto in una personale scontentezza di fronte alla mia stessa produzione poetica, quasi un disagio , come se il mio verso soffrisse di asfittica senilità.
    Gioca su tutto questo anche una certa critica attuale che insiste molto sulla ricerca di una Nuova Ontologia Estetica.
    I miei complimenti a Nazario per questa presentazione, che in me suona come sollecitazione alla conoscenza di una poetessa forse ancora poco nota.
    Edda Conte.

    RispondiElimina
  2. Caro Nazario,

    ha ragione la Signora Conte questa tua recensione al mio libro è veramente travolgente.

    Grazie immensamente per la tua colta sensibilità

    RispondiElimina
  3. La quasi-«poesia» di Ambra Simeone si sta incamminando, con estrema meticolosità, sulla strada della transustanziazione letteraria dell’«autore» nella società narrante. Sia nei racconti che nelle prose poetiche / poesie prosastiche è vivido, e vivace, il tentativo di annichilire l’«autore», dando espressione, senza mediazione, alle «società», alla «voce» sociale. Questo tentativo è originale, innovativo, decisivo, e deve essere seguito con molta attenzione.

    RispondiElimina
  4. Pendo col mio piede incerto da ogni singolo carattere di questa presentazione, come dal ponteggio di un finissimo ricamo, che mi "prospetta" meraviglia non più sconosciuta all'occhio avido che vi scivolerà più tardi.

    RispondiElimina