venerdì 2 marzo 2018

CARMELO CONSOLI: COMMENTO A "CRONACA DI UN SOGGIORNO" DI N. PARDINI



Carmelo Consoli,
collaboratore di Lèucade

 
Commento  al volume di Nazario Pardini
Cronaca di un soggiorno
 
N. Pardini: Cronaca di un soggiorno,
The Writer Edizioni, 2018

Ed eccomi alle prese con un nuovo volume dell'amico caro e poeta Nazario Pardini.
Occasione ghiotta per immergersi nuovamente nella parola poetica di un grande interprete della poesia contemporanea.  Certamente Nazario Pardini è un maestro, un esempio luminoso di come la trasmutazione poetica possa rappresentare  in versi incantevoli ed inimitabili la vita ed il suo mistero.  Cronaca di un soggiornopotrebbe brevemente e semplicemente definirsi come un diario temporale di stupori, emozioni, canti, ritratti, riflessioni esistenziali, bucoliche memorie  fissati per giorno, mese ed anno in lungo flashback e  a cui attingere per accertarsi di quanto sia affascinate ed arcana  l'esistenza degli uomini.  Ho scrittopotrebbein quanto non è semplicemente questo che rappresenta l'opera presa in esame.  Innanzi tutto osserviamo la sua introduzione. Una lezione di vita e poesia ai giovani e a tutti noi che introduce ad un proprio percorso esistenziale dove il poeta segna le tappe di un viaggio poetico ed umano. E poi camminando al suo fianco ritroviamo tutto il retroterra e la fioritura della trentennale poesia pardiniana;  in ogni lirica c'è infatti un rimando alla sconfinata e luminosa sua poetica che nel tempo si è manifestata e che tanto ci ha creato emozioni.
Ed è subito la lirica che apre e riporta il titolo del volume a svelare e racchiudere il senso dello stesso, ossia la meditazione sulla sua avventura vitale perigliosa e fantastica tra la natura e gli uomini come scrive : “Ora son qui che medito/ su quello che mi resta/ non ancora corroso dal mistero: un'altra vita, degna di riposo,/ che tengo stretta al seno:.../”
Una meditazione in cui  prevale una sorta di caldo intimismo e dove gli orizzonti travagliati, sconfinati e abbaglianti del suo vagare per terre, mari e cieli alla ricerca della sua amata isola si restringono assumendo tonalità decisamente più morbide, intime, confidenziali nel rievocare la sua vicenda umana. E' certamente uno sguardo più sereno e riflessivo a regolare la regia del suo pensiero, a fare resoconto memoriale ed esistenziale più disteso ma dove non certo diminuisce l'intensità della sua emozione di fronte alle visioni che affollano la sua mente.
Ritroviamo in due distinte sezioni :La mia isola e dintornieFamiliariil poeta  magistrale e l'uomo che da sempre conosciamo il quale apre alle riflessioni esistenziali sulle grandi questioni e sulla tragicità della vita intervallandole e mescolandole ad una lucida memoria della luoghi e dei fatti mitici della giovinezza e dove trovano anche spazi incantevoli pennellate dedicate a città, borghi, territori  del cuore come : “ Pisa, Caprigliola, Metato, Lari “.
Non si può che definirla una silloge splendida che ci collega alla mille strade percorse dal nostro autore attraverso le sue liriche e che ci conduce per mano alla sua isola  finale: “ La mia isola”   “/Dopo un lungo viaggio è là che io vivo/ la tanto sospirata verità.../” a cui fa seguito, in stretta correlazione d'ambiente e d'anima , l'altra stupenda poesia : “ Nausicaa sulle rive del Serchio”.
Nella seconda parte del volume si avvicendano storie parentali con un florilegio di amati volti e care figure, commiste  con la sacralità del suo territorio naturale  in un caldo e affettuoso abbraccio di ricordi, interrogazioni, stupori in cui svettano le figure paterne e materne.
Una seconda parte che culmina nel luminoso colloquio con il padre:A colloquio con il padre. Il sogno”.  E' dunque questa un'opera in cui l'instancabile navigatore, da sempre alla ricerca della bellezza dei luoghi e dei miti, si sofferma a fare riflessione sulle proprie contaminazioni vitali concedendosi una pausa meditativa come lezione di vita a stesso e ai suoi lettori; una lezione di poesia a cui non mancano le cromie e le fragranze di sempre, il linguaggio raffinato, la cultura classica con la sua profondità, la padronanza assoluta della vera parola poetica che ci conduce per mano alla ricerca della sua amata dimora e della speranza con una chiusa di splendide aperture:      Nasceranno/nuovi virgulti a fremere ai libecci; / a popolare fronde; / a rimandare / riflessi verdeggianti di speranza”/  nell'ultima poesia :” Nel mio giardino d'oro”.

Carmelo Consoli





3 commenti:

  1. Un disegno eloquente che anticipa il quadro, un graffito da cui traspare la luce dell'anima poetica che spero avrò modo di leggere.

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  2. Bella e approfondita analisi della poesia di Nazario, però nessuno mette mai nel dovuto risalto la freschezza delle immagini, la gioventù interiore, la modernità del linguaggio nonché l'immensa produzione di questo nostro poeta. Mi sono divertita a contare le poesie scritte nel 2017 o meglio quelle pubblicate con tale data: sono 47. C'è chi è diventato celebre con le solo novanta scritte in tutta una vita.
    Sono testi, questi di Nazario, scritti di getto, non si sente il “labor limae”, sanno di pane appena sfornato o latte munto all'istante: non c'è artificio, ridondanza, enfasi in questo suo stile che travalica il tempo pur nel rispetto della classicità. L'odierna raccolta la chiamerei piuttosto “Cronaca del quotidiano” perché Nazario vive in un luogo ma ne sogna altri immersi nella mitologia, nella leggenda, nella fantasia in quanto il vero poeta, quale è lui, oltrepassa sempre tutti gli orizzonti.
    Che questo suo “soggiorno” si prolunghi ancora per molti anni a venire!
    Carla Baroni

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  3. Grazie, carissima Carla, pochi hanno il potere di farmi emozionare così intensamente. Non vorrei però che tanta verve critica, che tanta bontà indagatrice dipendesse dall'annosa amicizia che ci lega..
    Grazie ancora
    Nazario

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