mercoledì 18 aprile 2018

GIUSEPPINA SPERANDEO COSCO: "MALINCONIA"


Giuseppina Sperandeo Cosco

Nata a Odessa da madre russa e padre italiano è vissuta nella prima metà dell’altro secolo. A soli dodici anni pubblicò un singolare libretto di versi: Prime foglie. Seguirono dopo il 1936 le raccolte A piedi nudi e Alba di Capodanno. Ha collaborato a giornali e riviste con saggi sulla musicalità euritmica greca e sulle leggi enarmoniche del verso.

G. A. Pellegrinetti nell’Antologia Letteraria “Un secolo di poesia” la inserisce nell’VIII capitolo: “VOCI NUOVE. I POETI DELLA QUARTA GENERAZIONE. POESIA REGIONALE”. (G. A. Pellegrinetti - UN SECOLO DI POESIA – Petrini – Torino,1966) con la seguente distinzione introduttiva: “Si distinguono dalla così detta quarta generazione, come da tutte le correnti proprie del loro tempo, o anteriori o posteriori, molti altri poeti nuovi  che  meritano di essere ricordati per la purezza del canto, la novità delle invenzioni, l’uso del metro liberamente scelto al di fuori della suggestione della moda o del gusto imperante”. Ricordiamone alcuni: Angelo Barile (1888), Giuseppina Sperandeo (1905), Nella Zoja (1908), Gaetano Arcangeli (1910), Attilio Bertolucci (1911), Salvatore Comes (1012), Giorgio Caproni (1012), Piero Bigongiari (1914), Bortolo Pento (1914), Alessandro Parronchi (1914), ....




Giuseppina Sperandeo Cosco

Melanconia

Io sono come un campo d’alta montagna, un prato
non falciato ricolmo
d’erbe e di fiori senza nome, al cui orlo
trema un cielo
terribilmente vicino e lontano, al cui bordo
gorgoglia un’acqua nata e perduta.
                           Il vento
a volte vi danza  non visto e vi scende
coi nembi.
Solitudine
regna poi sovrana ed ascolta
sparse voci che scendono ai piani.



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