sabato 14 aprile 2018

N. PARDINI: "LO STRADONE"


Lo stradone


Ora è solo. Davanti al cimitero.
Ci crescono gramigna ed abbandono.
Guarda oltre la strada principale
con gli occhi di un morente. È lo stradone.
Ci passavano carri ed asinelli,
con ceste di raccolti;
era un viavai. Riflette su se stesso,
sulla sua solitudine.
Si sente abbandonato. Guarda i campi
senz’anima vivente. Aspetta solo
che qualcuno lo ricordi, ripercorra,
magari anche a piedi, il suo tragitto:
“Mi aspetto che ritorni sopra i solchi
delle ruote dei carri
il vecchio paesano, la sua gente,
con la falce a tracolla ed il corbello
appeso sulle spalle. Quando il sole
pittura i miei capelli,  la tristezza
mi assale e mi fa suo. Vorrei solo
la compagnia di un tempo, e che qualcuno
ricordasse quei giorni in cui le bestie
lasciavano le impronte sul mio manto”.
Lo stradone è laggiù che solitario
guarda persone correre di fretta
sulla strada maestra.  E non capisce
perché con tanta briga, se una volta
restavano a gioire del tramonto
e tornavano al canto di civetta.

31/12/2017

2 commenti:

  1. Così, mi sovviene la toccante poesia "Lo stradone" nella quale il Nostro palesa il Suo sentire e ne preserva l'essenza del viaggio, "dal tramonto all'alba" -per una nuova alba- donandolo, al di là dello sconforto dettato dalla nostalgica compagnia vitale del passato, al canto della vita, senza cedere il passo al cambiamento dei tempi che specchia abbandono e morte.

    Rita Fulvia Fazio

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  2. Riflettendo sul commento da me precedentemente rilasciato, sulla poesia in cui l'autore esprime il parallelismo tra la società di un tempo e quella odierna, pensavo a come la ricerca sia correlata all'emozionante rivendicazione di una dimensione intimista, tesa a sublimare luce di libertà. Grazie, Rita Fulvia Fazio

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