domenica 1 aprile 2018

PIETRO RAINERO: "GIRO E TOUR", RACCONTO


                                                   GIRO E TOUR

Pietro Rainero,
collaboratore di Lèucade


La maglia rosa e la maglia gialla non sarebbero state indossate, almeno quell'anno, dalla stessa persona. Ciò era fuor di dubbio!  E questo perché con grande scalpore ( era la prima volta che capitava ) il quotidiano “La Gazzetta dello sport” , promotore del Giro d'Italia, si era scontrato nell'allestire la competizione con così tante difficoltà logistico-organizzative che, giocoforza, si era visto costretto a posticipare la gara a luglio, in concomitanza con la “Grande Boucle”, la prestigiosa corsa che si conclude sotto l'Arc de Triomphe, a pochi passi dalla Tour Eiffel.  E si sarebbero concluse, le due gare gemelle, lo stesso giorno, domenica 20 luglio. 
Facciamo ora una puntata indietro, a giovedì 17 di quel caldo mese estivo. Sulle prime pagine di tutti i giornali sportivi d'Europa, da “L'Equipe” per finire a “Tuttosport”, campeggiano le foto dei due gemelli keniani che, meraviglia delle meraviglie e stupore degli stupori, qualche giorno prima si erano issati tra la sorpresa generale in vetta alla classifica indossando sulle spalle la maglia rosa ( Samson Kimobwa) e quella gialla ( Kip, sempre Kimobwa, ovviamente ). La carnagione nera dei due capo classifica, accostata ai colori  rosa e giallo, aveva generato enorme sensazione tra gli sportivi in genere e tra i patiti di ciclismo in particolare: ci si chiedeva se era giunta l'ora, per questo sport, di seguire il destino di certe specialità dell'atletica leggera, quello di essere monopolizzate da gente di colore. In futuro solo i neri avrebbero primeggiato, come succedeva già nei cento metri o nella maratona?
 Ecco quale era dunque l'atmosfera di quel fatidico giovedì 17 luglio. Fatidico non perché il 17 porti sfortuna, ma perché proprio in quel giorno erano previste prove decisive per la vittoria finale nei due grandi giri. In Italia una cronometro di circa 100 chilometri, da Susa ad Ivrea, ed in Francia invece un tappone alpino di 198 chilometri, con tre Gran Premi della montagna di 1° categoria e due ascese addirittura Hors categori, fuori categoria, tremende. La cosa incredibile, però, era che le carovane dei due giri si trovavano accampate a poca distanza l'una dall'altra, quella rosa a Bardonecchia, a tre giorni di lontananza dall'arrivo finale a Milano, in piazza Duomo, e quella gialla a Chambéry, a tre tappe dalla conclusione di Parigi.  Non solo quella mattina i quotidiani, e non solo quelli dedicati allo sport, riportavano i ritratti dei due gemelli kenioti, ma si abbandonavano anche alla previsione, non difficile in verità, che i due fratelli non avrebbero terminato la settimana in testa alla classifica.
Previsione non difficile che io stesso, non esperto di ciclismo, avrei potuto fare: infatti Kip, che comandava il Tour, era un fantastico passista e cronoman, ma come scalatore non era certo all'altezza dei vari Contador, Froome o Nibali.    Samson, viceversa, che guardava dall'alto gli altri concorrenti del Giro, non era assolutamente in condizione di affrontare, con qualche possibilità di riuscire a difendersi, una corsa contro le lancette dell'orologio di ben 101 chilometri.      
Non era nato cronoman, punto e basta!     Scontata quindi la previsione: Samson non avrebbe vinto il Giro e Kip non si sarebbe aggiudicato il Tour. Ma ora spostiamo indietro di un giorno le lancette della nostra narrazione e attraversiamo la linea del cambiamento di data tornando a mercoledì 16, verso sera o più esattamente verso le otto , appena finita la cena,  quando Kip abbandonò l'Hotel della sua squadra, l'Astana, per attraversare il Fréjus e recarsi in Italia, ad incontrare il fratello. Si mise dunque alla guida di un'auto e si diresse verso la galleria sotto il passo , che percorse velocemente, troppo velocemente, per essere, un'ora dopo, all'albergo della Lampre, la squadra di Samson.
Ma riattraversiamo di nuovo anche noi, anche se di un solo dì, la data e torniamo a giovedì. Quel giorno si stampò indelebile sui quotidiani: stupore, incredulità, ammirazione per i due nuovi fenomeni. Samson vinse a man basse ( sul manubrio ) la cronometro e Kip staccò tutti in salita, con il secondo che arrivò dopo 2 minuti e 13 secondi.  Tra coloro che il mattino dopo, venerdì, sfogliarono le pagine de “Stadio – Corriere dello Sport” troviamo anche i due amici Roberto Pinotti e Gino Chiodo, di professione guardiani al tunnel del Fréjus. 
Dopo aver ascoltato l'incredulità di Gino, che avanzava sull'impresa dei gemelli sospetti di doping, Roberto lo interruppe per affermare: 
“ Io credo che le cose siano andate diversamente. Ho appena finito di sviluppare i negativi delle foto delle 7 persone multate per eccesso di velocità  la notte tra  mercoledì e giovedì sotto il tunnel e  …. guarda un po' qui! Nell'immagine che ha ripreso l'auto francese targata CW-604-AT si riesce a distinguere bene il viso di Kip. L'auto transita alle 20 e 47 a metà della galleria. Io penso che Kip sia venuto in Italia, si sia incontrato col fratello e abbia preso il suo posto!   Così ha potuto fare una grande cronometro, cosa che il gemello non sarebbe neppure riuscito a sognarsi, e nello stesso istante Samson pigiava sui pedali sulle Alpi della Savoia, staccando dalle sue ruote i rivali più pericolosi.   Penso sia andata proprio così! Non troveranno positivi i due Kimobwa all'antidoping.”
 “ Che ingiustizia!!” esclamò Gino, sorpreso e deluso, che dopo pochi attimi aggiunse “Uhm.. ma forse...allora...” 
“A cosa pensi?” 
“Che forse riesaminando i filmati di tutte le auto che ieri sera hanno attraversato la galleria sotto il Monte Bianco potremmo trovare la macchina con la targa CW-604-AT, quella usata la prima volta da Kip per venire a Bardonecchia. Se troviamo l'auto che ritorna in Italia per riportare Samson a Ivrea e rientra in Francia con Kip avremo la prova della truffa: dopo tutto Kip sarà pur ritornato ad indossare la sua bella maglia gialla da sfoggiare domenica sugli Champs-Elysées! Chiediamo i filmati ai nostri colleghi di Courmayeur.” 
“Non credo che funzioni. Ragiona: i due gemelli sono identici, neanche la madre riesce forse a distinguerli. Dato che le ultime tre tappe delle due corse non presentano nessuna particolare difficoltà, non c'è alcun bisogno che i due Kimobwa si ricambino di posto. Kip terminerà il Giro d'Italia in maglia rosa davanti al Duomo, a Milano, dopo aver passato più di due settimane sulle strade di Francia, e Samson farà il contrario, finendo la sua fatica domenica a Parigi.  Poi, naturalmente, si divideranno equamente i soldi della vittoria” 
“Ma abbiamo sempre la contravvenzione delle 20 e 47 del 16 luglio, sotto il Fréjus.” disse Gino. 
“Sai quante multe può pagare con i soldi guadagnati! Sosterrà di aver fatto una scappata in Italia per salutare il fratello, approfittando della vicinanza tra Chambéry e Bardonecchia, e di essere subito ritornato oltralpe. Sono uguali, come facciamo a dimostrare che quello che sta ritornando a  Chambéry sia Samson e non Kip? Non è possibile. Purtroppo, come spesso succede nelle vicende del ciclismo, anche questa volta vince l'inganno, e senza dover tirare in ballo il doping.”    
“Uhm..Praticamente chi era in maglia gialla finirà in maglia rosa, e viceversa”  
“Sì. Si sono scambiate le maglie!!  

Pietro Rainero

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